Gesù è tentato

05marzo

 

 

 

 

 

Video-Riflessione – Prima domenica di Quaresima 2017

Il Signore Gesù non viene risparmiato ma viene colpito dalla prova, non solo per 40 giorni ma durante tutta la sua vicenda storica.
Il tentatore lo porta nell’angolo sud-est del tempio e in una posizione strapiombante, 100 metri di salto, e viene invitato a buttarsi.

Quindi a compiere un volo e un recupero poi di angeli, straordinario e sensazionale.

L’immagine è evidentemente simbolica e richiama un’attrazione , una tentazione, una pressione interiore a buttarsi nelle braccia del successo, a cercare l’applauso, il potere e l’affermazione di sé: è come una corrente potente, come un fiume in piena che papa Francesco chiama “pensiero mondano”.

Gesù resiste a questa spinta e a quest’urto.

Claudio Lolli, nel 1972, cantava un testo trasgressivo in Vecchia piccola borghesia e se la prendeva con la Chiesa dei benpensanti e ipocriti, esortando a rompere, ad andare controcorrente.

In realtà, se ci pensiamo bene, è il vangelo, ancor prima di Lolli, ad essere anticonformista e alternativo.

Il primo pesce a risalire il fiume della mediocrità e dell’autoreferenzialità è proprio il Signore Gesù: e per prenderlo sul serio e andargli dietro, ci vogliono le pinne della libertà e del coraggio.

Quindi si direbbe che il vangelo è veramente roba per amanti della libertà.

Don Fabrizio De Toni

 

 

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Corso di Formazione Liturgico-Musicale

ruaroAudio dell’intervento di Don Pierangelo Ruaro durante il corso di Formazione Liturgico-Musicale promosso dall’Ufficio Liturgico della Diocesi Concordia-Pordenone nel 2013 .

Pierangelo Ruaro (1956),
Sacerdote della diocesi di Vicenza, è vicedirettore dell’Ufficio liturgico diocesano, nonché insegnante di musica nell’Istituto teologico del seminario di Vicenza. Ha pubblicato molti libri fra cui Chitarra e liturgia e, insieme con G. Venturi, Celebrare e cantare la messa.

 

Il canto è liturgico,
se e quando contribuisce a portare Dio su questa terra, 
affinché la presenza di Dio prenda forma,
continui ad avere forma umana, come in Gesù di Nazaret, 
prenda la forma dell’assemblea radunata e attraverso di essa
si proponga di nuovo come “la luce che salva”
al popolo che ancora cammina nelle tenebre.
Questo è lo scopo della Liturgia.
Questo è lo scopo cui devono servire i nostri riti
e i nostri interventi, canto compreso, perché si
possa dire che sono liturgici. (Ruaro)

 

 

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Conversione pastorale

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Il Pappagallo e la Sirena di Matisse, 1952 – 1953. Guazzo, collage su carta su tela, cm. 337 x 768,5. Collezione Stedelijk Museum, Amsterdam

 

 

 

 

I vescovi del triveneto agli inizi di Gennaio 2017 sono convenuti ad una due giorni di studio a Cavallino sulla pastorale missionaria: “Servitori della missione”.

Avendovi partecipato, ne ho ricavato alcune impressioni sulla ‘conversione pastorale’.

Il cambio di passo, imposto dalla esortazione programmatica Evangelii Gaudium e dall’ingresso in una fase storica totalmente nuova, domanda di por mano alla pastorale ordinaria. Confidare in una catena di eventi straordinari, giusto per risvegliare l’attenzione ed entusiasmarsi, prosciugherebbe una quantità smisurata di forze senza modificare la struttura della pastorale quotidiana. Si attendono cambi, non estemporanei ed eventuali, per avviare un processo di trasformazione della pastorale ordinaria in pastorale dall’impronta squisitamente missionaria.

Senza tarpare le ali a quanti, mossi da passione per il Vangelo e da guizzi di fantasia, desiderano cimentarsi in tentativi inediti (il repertorio è già ben nutrito), una delle vie primarie da praticare è quella delle Unità Pastorali. Esse più che reti di salvataggio per salvare il salvabile, vista l’inesorabile e progressiva penuria di clero, possono essere lo strumento che consente alle parrocchie di allearsi e di sviluppare una pastorale intraprendente.

Pensiamo al coordinamento dei catechisti e degli animatori che si rigenerano mettendo in comune risorse e competenze e sviluppano degli itinerari con giovani e adulti che isolatamente sarebbe impensabile attivare. Se guardiamo alle Caritas parrocchiali possiamo già constatare la bontà dei collegamenti di UP, nei quali esse maturano, superando il primo livello di dispensatrici di beni per i poveri e divenendo ‘maestre’ di prossimità ed interlocutrici autorevoli con il territorio. Una seconda via è la fiducia per le sperimentazioni.

Da alcuni anni la diocesi va proponendo ‘Alfabeto della Fede’, fatto del coinvolgimento dei giovani genitori, e di una relazione tra famiglia e catechisti dove si innesca un confronto sincero sul Vangelo. Una terza strada è certamente la liturgia. Le occasioni si presentano da se e sono costanti, settimanali, feriali. La liturgia possiede una dimensione evangelizzatrice naturale, è spazio di consolazione e di recupero di speranza.

Da alcuni anni si è messa a punto una offerta di Liturgia della Parola per i fanciulli che va sotto il nome di ‘The little angels’ (I piccoli angeli), visto che non raramente i fanciulli vengono percepiti come ‘piccole pesti’ o ‘piccoli demonietti’ con i loro pianti laceranti e disturbanti…quando non vengono accolti. Tuttavia non dimentichiamo che la conversione della pastorale ordinaria in chiave missionaria rimarrebbe a livello di slogan se non fosse preceduta da una conversione personale. Va sostenuto il superamento di un clericalismo vecchio stampo che tarda a morire, come pure una collaborazione laicale supina e a rimorchio del ‘capo’. Ora, innescando la marcia del cambiamento e facendo sul serio iniziano…i guai. Il passo della corresponsabilità accelera inevitabilmente il passo del ritmo.

Ed è qui che affiorano stress e tensioni. Va tenuto presente che tali inconvenienti vengono sperimentati come over dose di lavoro, ma in realtà sono dovuti per lo più a fragilità ed immaturità che l’accelerazione mette in luce. E’ un peccato sciupare scandalosamente una marea di energie che fuoriescono da buchi e ferite delle pareti del cuore, e delle quali normalmente non si ha coscienza. Teniamo presente che figlie di una autentica conversione sono la gioiosità del tratto, la libertà del cuore e… tanta, tanta creatività e passione per l’annuncio del Vangelo.

 

Don Fabrizio De Toni

Vicario per la Pastorale

 

 

Versione sfogliabile del nuovo numero di Collegamento Pastorale da cui è tratto l’articolo di questo post.

 

 

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La nonviolenza: stile di una politica per la pace.

o-pace-facebookIsola di Lesbo – Il primo gennaio di un anno fa gli operatori di Greenpeace, Medici senza Frontiere e decine di volontari impegnati sull’isola per soccorrere i migranti hanno composto il simbolo della pace utilizzando più di 3000 giubbotti di salvataggio indossati dai rifugiati. Un omaggio a chi ha percorso il viaggio ed è riuscito ad “arrivare dall’altra parte”.

 

E’ il titolo della 50^ Giornata Mondiale della Pace, voluta da Paolo VI, che celebriamo il 1° gennaio 2017. Interessante la terminologia che è ripresa dai movimenti pacifisti. Sino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile. Abbiamo in questo modo già nell’apertura un elemento di novità. Provo a raccoglierne altri mettendoli in fila per segnalare una strategia che va oltre la nonviolenza, ovvero l’intenzione di dialogare con tutti gli interlocutori possibili e di valorizzare tutte le esperienze possibili, andando oltre i confini della chiesa cattolica, per il bene prezioso della pace. Papa Francesco ascolta e indirizza le sue esortazioni ai popoli, ai governanti… sino ad arrivare ad ogni uomo e donna, bambino e bambina. Sorprende la sua citazione di figure ‘laiche’. Accosta Madre Tersa di Calcutta, premio Nobel per la pace nel 1979, a quelle del Mahatma Gandhi e di Martin Luther King, puntualizzando come gli operatori di pace non siano una esclusiva della Chiesa, ma si trovino nelle grandi tradizioni religiose e in ogni uomo di buona volontà. Egli raccoglie un anelito di pace che si alza da uno scenario inquietante e frantumato fatto di una guerra mondiale condotta a ‘pezzetti’. La tentazione della vendetta e della rappresaglia, che non rispettano la via della razionalità e dell’incontro, innescano solo una spirale pericolosissima e senza uscite, con corollario di distruzione, di sofferenza, di danni colossali per l’ambiente. Inedita la ripresa della ‘dottrina del cuore’ di Gaudium et Spes, che individua nel cuore dell’uomo la radice prima dei guasti dell’umanità, e la sua applicazione alla famiglia, forte della recente Esortazione Amoris Laetitia. La conversione, e quindi i cambiamenti e le rivoluzioni politiche, si fondano sull’educazione primordiale. Tra le pareti domestiche si apprende l’arte dell’incontro, della giustizia, della compassione, della cooperazione, dell’inclusione, della condivisione… del perdono. Le radici sane per una politica sana e nonviolenta vanno curate in partenza, al loro primo strutturarsi e radicarsi. Ultimo elemento di novità lo rintraccio nel proporre, senza falso pudore o aria di presunzione, le Beatitudini di Mt 5 come ‘Manuale’ per un progetto di pace per i leaders politici e religiosi di tutto il mondo. Può permettersi una proposta simile, senza apparire come figura che compie delle invasioni di campo, perché è un profeta di pace credibile, un’autorità morale riconosciuta a livello internazionale, uomo che accoglie e valorizza ogni posizione di bene. E in un mondo dove soffiano minacciosi nazionalismi e chiusure di ogni tipo il suo ‘messaggio’ suona come un canto di speranza atteso. Buon anno e… pace e bene!

Don Fabrizio

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Impariamo la gioia di amare

auguste-rodin-la-cattedraleIl titolo del Sussidio Quaresima 2017 “Impariamo la gioia di amare”, con sottotitolo “La famiglia casa della felicità e della tenerezza” suona allettante e ricco di speranze educative. Riflettendoci bene, appare non ben coordinato con il tenore spirituale della Quaresima, incline all’austerità e alla penitenza. Il chiarimento viene dall’obiettivo di fondo sul quale ci siamo accordati con l’equipe che ha ideato e realizzato lo strumento che avete tra le mani. Eccolo: “Sussidiare un itinerario quaresimale di conversione per incoraggiare la famiglia, e tutti coloro che intendono ascoltare il Vangelo, ad essere casa di ospitalità e di fecondità. Stimolare e coinvolgere la famiglia perché eserciti il suo servizio educativo, e così si apprenda con gioia: la bellezza della fede, l’apertura alla vita, l’arte della riconciliazione, il dialogo intergenerazionale, la preghiera fiduciosa, alla prossimità con i poveri”. La struttura la conoscete. Per i neofiti sarà sufficiente scorrere l’indice e consultare alcune pagine per cogliere qualità e senso. Si è deciso di seguire, tenendoli legati assieme, il percorso catecumenale dei vangeli delle domeniche, le suggestioni di alcuni numeri di Amoris Laetitia e i punti salienti della lettera pastorale del vescovo ‘I passi della misericordia’. Vi segnaliamo come elementi di novità innanzitutto la proposta di “The little angels” (I piccoli angeli), ovvero una offerta di Liturgia della Parola o se volete di Messa per i fanciulli. Il progetto The little angels ha conosciuto l’interesse e il plauso degli Uffici Catechistico e Liturgico nazionali. E l’idea di “Un cinema insieme” per spendere un pomeriggio divertente e formativo in casa. Osservando come dall’alto l’impianto del Sussidio e tutte le sue componenti rivado con immediatezza alla ‘Cattedrale’ di Auguste Rodin. La trovate come immagine di copertina. La scultura raffigura due mani di pietra in verticale. Esse danzano, si cercano e si corteggiano, sono infatti due mani destre, di una coppia, uguali per dignità eppure differenti nell’identità. Secondo l’interpretazione di Sr. Gloria Riva, esperta di arte e catechesi, la mano a forma di coppa è quella della donna, ricettiva e ‘sottomessa’, messa sotto. Intendendo con tale espressione il suo essere fondativa e generativa. Ella tiene in piedi l’insieme, altrimenti l’uomo morirebbe nella sua solitudine e la costruzione della casa imploderebbe su se stessa. La mano dell’uomo è protettiva e svettante, non stringe morbosamente a sé. E’ la mano del padre che indica la direzione. Le due mani sono chiamate ‘La cattedrale’ perché richiamanti la Cattedrale di Chartres, con le sue due imponenti torri. Senza troppo sforzo vi possiamo intuire una luce custodita dai due. La Cattedrale di Rodin diviene per noi quindi icona della famiglia così come la sogna il Creatore, piccola chiesa e cellula base dell’organismo sociale. Confidiamo che il Sussidio utilizzato con intelligenza e creatività possa essere materiale umile e prezioso per incoraggiare la famiglia a diventare quella che è, tanto per parafrasare un felice slogan di San Giovanni Paolo II (cfr Familiaris Consortio). La gioia non si farà attendere. Buona Quaresima!

Presentazione Sussidio Quaresima 2017 – Diocesi Concordia-Pordenone

Don Fabrizio

 

Il sussidio sarà presto on-line nel sito http://www.pastoralepn.org/

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“La Chiesa in uscita, a partire dalle nostre agende” di don Giampaolo Dianin

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Nel corso della due giorni di aggiornamento CET è stato dato ai partecipanti ampio spazio al dialogo e confronto in piccoli gruppi e in assemblea stimolati dalle provocazioni di Don Giampaolo Dianin che ha introdotto i laboratori intitolati “La Chiesa in uscita, a partire dalle nostre agende. Rilettura critica delle nostre prassi pastorali” (audio interventi di Don Giampaolo Dianin) .

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“Le Chiese del Triveneto tra secolarizzazione e complessità” di Luca Grion filosofo

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Il prof. Luca Grion, docente di Filosofia morale all’Università di Udine e di Etica filosofica alla Facoltà Teologica del Triveneto, è intervenuto alla due giorni di aggiornamento CET sul tema “Uno sguardo di fede su questo nostro tempo: le Chiese del Triveneto tra secolarizzazione e complessità” di cui vi propongo l’audio.

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‘Le parabole del Regno’ di Lena Residori

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Due giorni di aggiornamento CET:

Servitori della Missione

 

 

 

 

“Servitori della missione. A partire da un volto di Chiesa e dalla sua agenda” questo il tema dei due giorni di aggiornamento a cui i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto hanno partecipato dal 9 al 10 gennaio scorso presso la Casa “Regina Mundi” di Cavallino (Venezia), insieme ad una cinquantina di sacerdoti, religiosi, laici e laiche in rappresentanza delle Diocesi del Nordest.

La giornata di lunedì si è aperta con la lectio divina sulle parabole del Regno (cap. 13 del Vangelo di Matteo) a cura di Lena Residori, biblista e teologa veronese di cui vi propongo l’audio. 

 

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Dio ci accarezza perché impariamo ad accarezzare

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Riflessione – Quarta domenica di Avvento 2016

Quarta Domenica di Avvento 2016

Accompagnati dalla pagina di Matteo incontriamo Maria, giovane donna dalla pelle olivastra e dai profondi occhi palestinesi, con… il pancione. Siamo ancora nel tempo dell’Avvento, della sosta attesa. Tuttavia il piccolo preme. Sosta e attesa stanno per chiudersi e lasciare spazio all’incontro. Scortati da Matteo avviciniamo prima la madre: “Maria già promessa sposa di Giuseppe si trovò incinta” (cfr Mt 1,18). Le madri in attesa sperimentano una sorpresa e uno stupore che all’uomo non è dato di provare. Ella si incanta per il mistero di vita che le sta crescendo come seme fecondo. Sta qui forse la genialità dello spirito femminile, decantata da San Giovanni Paolo II, ovvero nell’adottare con fiducia e sensibilità ogni piccolo frammento di vita e di futuro. Una bella lezione per quanti sono tentati dall’essere rozzi, primitivi e beceri, finendo alla fine con l’essere avidi e sterili. Sostiamo poi su Giuseppe, l’uomo giusto. “Gli apparve in sogno un angelo del Signore” (cfr Mt 1,20). Maria non è la sola a sognare. Normalmente nell’attività onirica, chiamata così per il mito di Oniro dio dei sogni, noi assembliamo paure e desideri, memorie e fantasie, quasi per ritrovare un ordine. Giuseppe quindi elabora la sua vocazione inedita ed avvincente. Siamo incoraggiati a lasciarci prendere dai sogni, liberi da fantasmi e da angosce. Esistono infatti allucinazioni, smanie meschine, slanci malati. Nelle pause del sonno è bene alimentare fantasie buone ed alte. Ho conosciuto da vicino Monica, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII. Si è messa a servizio delle comunità rurali colombiane per scortare leaders scomodi alle mafie locali. Rischia la vita e lo fa con una naturalezza disarmante. Ascoltandola comprendo che Dio non smette di educarci a sognare… la mano di Dio che ci accarezza perché impariamo ad accarezzare.

 

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