Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!

 

Domenica delle Palme. Si entra con gioia dietro a Gesù nella città santa. E’ l’ingresso nei giorni decisivi della sua vicenda storica. Si leggono i racconti della sua passione. Quest’anno è il turno della passione secondo l’evangelista Matteo.

Ad un discernimento umano è la memoria di un clamoroso fallimento, di un dramma crudele. La narrazione di una sconfitta. ‘Dio è morto’ direbbe con fierezza Nietzsche, a cui fa eco un più nostrano Guccini. Per converso, ad un discernimento credente, utilizzando il logo di Un Attimo di Pace, Gesù come pesce guizzante compie il balzo definitivo controcorrente. Trasforma il massimo del male nel massimo del bene. E’ la Pasqua!

Mi permetto un accenno autobiografico. A trent’anni sono caduto in una infernale depressione, dalla quale si è avviato un percorso di rinascita. Ora, riguardando quella esperienza non provo affatto vergogna, anzi sento del cuore consolazione e gratitudine: è la mia storia di salvezza.

Auguro a tutti di esperimentare una Pasqua di speranza e di gioia!

 

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Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna

 

Con la samaritana Gesù interpreta un ruolo di provocazione. Contravviene alle regole sociali e religiose. Interagisce liberamente e serenamente con una donna in perfetta solitudine. Essa è inoltre samaritana, appunto, ovvero eretica e bastarda. Gesù ‘contesta’ l’acqua stagnante e puzzolente del pozzo, ne propone una zampillante, fluente, quasi a formare un mare… di eternità nel quale tuffarsi. Egli rompe con la banalità e la superficialità. Mi permetto di condividere un pezzo di storia autobiografica. Tre anni fa ho perso uno zio ammalato di Sla. Ad uno sguardo superficiale appariva un corpo devastato dalla malattia e attraversato dal male. Un uomo privo di dignità. Il buon senso ci suggeriva di por fine a tanto scempio. Un’acqua ‘altra’ e una Parola ‘altra’  ci impedivano di rottamare lo zio. Grazie a quest’acqua la sua dignità ci appariva ancor più evidente, quasi messa a nudo dall’ifermità. Auguro a tutti di potersi immergere in quest’acqua  e di risalirne vigorosamente la corrente.

don Fabrizio De Toni
Vicario per la pastorale – diocesi di Pordenone

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Il suo volto brillò come il sole

Domenica della Trasfigurazione, situata dalla tradizione sul Tabor, monte in disparte.

Si noti il cambio cromatico: si passa bruscamente dalla notte al giorno, dal buio alla luce. L’esperienza del Tabor si infila esattamente tra due profezie di morte.

Gesù annuncia la sua passione. I discepoli sono disorientati, vedono caligine.

Hanno le tenebre nel cuore. Quindi, nel mezzo delle tenebre spirituali esplode una luce accecante.

Gesù rivela la sua identità e il suo futuro di risurrezione. Egli consola  e conferma.

A ben pensarci, questo messia povero, umile e mite che viaggia verso il dono radicale di sé è come una traccia di lava incandescente.

Altro che notte! Pietro e soci lo vorrebbero spavaldo e travolgente. Gesù li stressa, non accontenta la smania narcisista.

É veramente alternativo e in controtendenza.

In una fase storica di tensioni montanti e di aggressività crescente siamo esortati a dar spazio al carisma della dedizione umile e feriale.

Accenderemo fuochi di speranza

don Fabrizio De Toni
Vicario per la pastorale – diocesi di Pordenone

 

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Gesù è tentato

05marzo

 

 

 

 

 

Video-Riflessione – Prima domenica di Quaresima 2017

Il Signore Gesù non viene risparmiato ma viene colpito dalla prova, non solo per 40 giorni ma durante tutta la sua vicenda storica.
Il tentatore lo porta nell’angolo sud-est del tempio e in una posizione strapiombante, 100 metri di salto, e viene invitato a buttarsi.

Quindi a compiere un volo e un recupero poi di angeli, straordinario e sensazionale.

L’immagine è evidentemente simbolica e richiama un’attrazione , una tentazione, una pressione interiore a buttarsi nelle braccia del successo, a cercare l’applauso, il potere e l’affermazione di sé: è come una corrente potente, come un fiume in piena che papa Francesco chiama “pensiero mondano”.

Gesù resiste a questa spinta e a quest’urto.

Claudio Lolli, nel 1972, cantava un testo trasgressivo in Vecchia piccola borghesia e se la prendeva con la Chiesa dei benpensanti e ipocriti, esortando a rompere, ad andare controcorrente.

In realtà, se ci pensiamo bene, è il vangelo, ancor prima di Lolli, ad essere anticonformista e alternativo.

Il primo pesce a risalire il fiume della mediocrità e dell’autoreferenzialità è proprio il Signore Gesù: e per prenderlo sul serio e andargli dietro, ci vogliono le pinne della libertà e del coraggio.

Quindi si direbbe che il vangelo è veramente roba per amanti della libertà.

Don Fabrizio De Toni

 

 

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Dio ci accarezza perché impariamo ad accarezzare

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Riflessione – Quarta domenica di Avvento 2016

Quarta Domenica di Avvento 2016

Accompagnati dalla pagina di Matteo incontriamo Maria, giovane donna dalla pelle olivastra e dai profondi occhi palestinesi, con… il pancione. Siamo ancora nel tempo dell’Avvento, della sosta attesa. Tuttavia il piccolo preme. Sosta e attesa stanno per chiudersi e lasciare spazio all’incontro. Scortati da Matteo avviciniamo prima la madre: “Maria già promessa sposa di Giuseppe si trovò incinta” (cfr Mt 1,18). Le madri in attesa sperimentano una sorpresa e uno stupore che all’uomo non è dato di provare. Ella si incanta per il mistero di vita che le sta crescendo come seme fecondo. Sta qui forse la genialità dello spirito femminile, decantata da San Giovanni Paolo II, ovvero nell’adottare con fiducia e sensibilità ogni piccolo frammento di vita e di futuro. Una bella lezione per quanti sono tentati dall’essere rozzi, primitivi e beceri, finendo alla fine con l’essere avidi e sterili. Sostiamo poi su Giuseppe, l’uomo giusto. “Gli apparve in sogno un angelo del Signore” (cfr Mt 1,20). Maria non è la sola a sognare. Normalmente nell’attività onirica, chiamata così per il mito di Oniro dio dei sogni, noi assembliamo paure e desideri, memorie e fantasie, quasi per ritrovare un ordine. Giuseppe quindi elabora la sua vocazione inedita ed avvincente. Siamo incoraggiati a lasciarci prendere dai sogni, liberi da fantasmi e da angosce. Esistono infatti allucinazioni, smanie meschine, slanci malati. Nelle pause del sonno è bene alimentare fantasie buone ed alte. Ho conosciuto da vicino Monica, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII. Si è messa a servizio delle comunità rurali colombiane per scortare leaders scomodi alle mafie locali. Rischia la vita e lo fa con una naturalezza disarmante. Ascoltandola comprendo che Dio non smette di educarci a sognare… la mano di Dio che ci accarezza perché impariamo ad accarezzare.

 

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Decodificare le tracce di Dio

 

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Riflessione – Terza domenica di Avvento 2016

Terza Domenica di Avvento 2016

Affrontiamo il racconto di Matteo dove campeggiano due figure profetiche. Gesù l’uomo delle certezze, Giovanni quello del dubbio. Proviamo a rintracciare l’elemento della SOSTA tenendo presente il tema di UAP: ‘Una sosta attesa’. Operazione un po’ azzardata, ma che può dare i suoi frutti. Giovanni si trova in carcere, precisamente nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto. Una sosta forzata la sua. E’ in una condizione disumana, afflitto dal senso di abbandono e di fallimento. Sorprende il fatto di come riesca a trasformare il riposo coercitivo in un tempo formativo. La cella diventa un eremo, uno spazio spirituale per interrogarsi ed interrogare.  Gli frulla la domanda se è proprio Gesù il Messia che deve venire o se si debba aspettare un altro. Nella sua ricerca coinvolge i discepoli, li manda ad informarsi direttamente. La vicenda del Battista mi richiama la storia di Loius, il protagonista di ‘E’ solo la fine del mondo’. Questo giovane drammaturgo ‘si forza’ per un rientro a casa dopo anni di assenza. Si autoimpone una sosta domestica per rintracciare la sua identità smarrita. E’ confuso. Il suo arrivo tuttavia è controproducente, esaspera l’incomunicabilità della famiglia. I quesiti non troveranno risposta e la conclusione è amara. Per il Battista la conclusione ha un esito differente. Il silenzio e la sosta forzata del Macheronte gli consentiranno di decodificare i segni della presenza di Dio e il senso della sua vocazione di profeta. Il tempo di Avvento ci esorta a ritagliarci degli spazi di meditazione. Per ricavarli può essere necessario forzare l’organizzazione del tempo, imporceli con libertà. Immagino per esempio una meditazione nella solitudine, o una pausa serena e sciolta da incombenze vissuta in famiglia. Le tracce di Dio non mancano. Quanti le decodificano restituiscono lucidità alla sguardo interiore, e provano… pace.

 

 

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“Brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”

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Riflessione – Seconda domenica di Avvento 2016

Seconda Domenica di Avvento 2016

‘Una sosta attesa’: così recita lo slogan di Un Attimo di Pace, facendo il verso all’Avvento, che è tempo di attesa e di sospensione. Partiamo dall’idea del riposo e della sosta, che per noi non è fare la nanna o rimbambirci, ma recupero di energie. Un riposo dinamico, finalizzato ad un incontro.

Rintraccio nella pagina di Matteo, che presenta il profilo del Battista, due elementi imparentati con il riposo. ‘Giovanni Battista predicava nel DESERTO’. Più sotto: ‘Egli è voce di uno che grida nel DESERTO’.  Esso è luogo fisico e simbolico di potente suggestione. Mi piace rievocare la figura di Elia, il profeta di fuoco. Il padre dei profeti, e quindi anche del Battista. Egli si inoltra per una giornata di cammino nel DESERTO. Si isola, la sua è una sosta drammatica e penosa. Vorrebbe lasciarsi morire. Esistono silenzi e pause prolungate che sono sintomo di un malessere profondo. Silenzi da curare. Elia tuttavia trasformerà il suo deserto in una pausa feconda. Incontra sull’Oreb Dio, che lo accarezzerà come sussurro di brezza leggera, come ‘voce’ di silenzio sottile. Elia scappava. Dopo il deserto e grazie al deserto riprenderà il suo servizio profetico.

Individuo inoltre l’idea della sosta in ciò che accade attorno al Battista. ‘Gerusalemme e la Giudea accorrevano a lui’.  Quindi, la città interrompe i suoi ritmi frenetici, entra nel deserto, fa silenzio, ascolta. E’ una sorta di ritiro spirituale non imposto, per il quale ci si sente attratti.

Vedete, il deserto può far male e spaventare, essere una landa di ululati solitari, di sciacalli e di scorpioni velenosi. Nel silenzio possiamo incontrare i démoni che ci abitano. Forte è la tentazione di scappare stordendoci con il super lavoro, con la musica a tutto volume, con le connessioni virtuali mai interrotte. Eppure basta anche una piccola, coraggiosa sospensione, una preghiera nuda per assaporare la dolcezza di Un Attimo di Pace

 

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“Pregate, per non entrare in tentazione”

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Commento al Vangelo – Domenica delle Palme 2016

Vangelo della Domenica delle Palme

 

Lc 22,14-23,56

 

– Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».

 

– Fate questo in memoria di me Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

 

– Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! «Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

 

– Io sto in mezzo a voi come colui che serve E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

 

– Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

 

– Deve compiersi in me questa parola della Scrittura Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

 

– Entrato nella lotta, pregava più intensamente Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

 

– Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo? Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

 

– Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

 

– Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito? E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

 

– Lo condussero davanti al loro Sinedrio Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

 

– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

 

– Erode con i suoi soldati insulta Gesù Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

 

– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

 

– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

 

– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

 

– Costui è il re dei Giudei Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

 

– Oggi con me sarai nel paradiso Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

 

– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

 

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

 

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

 

– Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

 

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“Chi di voi è senza peccato”

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Commento al Vangelo – Quinta domenica di Quaresima 2016

Vangelo del 13 marzo 

(V Domenica di Quaresima)

Gv 8,1-11

 

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

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“Tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo”

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Commento al Vangelo – Quarta domenica di Quaresima 2016

Vangelo del 6 marzo 

(IV Domenica di Quaresima)

 

Lc 15,1-3.11-32

 

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

 

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