Conversione pastorale

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Il Pappagallo e la Sirena di Matisse, 1952 – 1953. Guazzo, collage su carta su tela, cm. 337 x 768,5. Collezione Stedelijk Museum, Amsterdam

 

 

 

 

I vescovi del triveneto agli inizi di Gennaio 2017 sono convenuti ad una due giorni di studio a Cavallino sulla pastorale missionaria: “Servitori della missione”.

Avendovi partecipato, ne ho ricavato alcune impressioni sulla ‘conversione pastorale’.

Il cambio di passo, imposto dalla esortazione programmatica Evangelii Gaudium e dall’ingresso in una fase storica totalmente nuova, domanda di por mano alla pastorale ordinaria. Confidare in una catena di eventi straordinari, giusto per risvegliare l’attenzione ed entusiasmarsi, prosciugherebbe una quantità smisurata di forze senza modificare la struttura della pastorale quotidiana. Si attendono cambi, non estemporanei ed eventuali, per avviare un processo di trasformazione della pastorale ordinaria in pastorale dall’impronta squisitamente missionaria.

Senza tarpare le ali a quanti, mossi da passione per il Vangelo e da guizzi di fantasia, desiderano cimentarsi in tentativi inediti (il repertorio è già ben nutrito), una delle vie primarie da praticare è quella delle Unità Pastorali. Esse più che reti di salvataggio per salvare il salvabile, vista l’inesorabile e progressiva penuria di clero, possono essere lo strumento che consente alle parrocchie di allearsi e di sviluppare una pastorale intraprendente.

Pensiamo al coordinamento dei catechisti e degli animatori che si rigenerano mettendo in comune risorse e competenze e sviluppano degli itinerari con giovani e adulti che isolatamente sarebbe impensabile attivare. Se guardiamo alle Caritas parrocchiali possiamo già constatare la bontà dei collegamenti di UP, nei quali esse maturano, superando il primo livello di dispensatrici di beni per i poveri e divenendo ‘maestre’ di prossimità ed interlocutrici autorevoli con il territorio. Una seconda via è la fiducia per le sperimentazioni.

Da alcuni anni la diocesi va proponendo ‘Alfabeto della Fede’, fatto del coinvolgimento dei giovani genitori, e di una relazione tra famiglia e catechisti dove si innesca un confronto sincero sul Vangelo. Una terza strada è certamente la liturgia. Le occasioni si presentano da se e sono costanti, settimanali, feriali. La liturgia possiede una dimensione evangelizzatrice naturale, è spazio di consolazione e di recupero di speranza.

Da alcuni anni si è messa a punto una offerta di Liturgia della Parola per i fanciulli che va sotto il nome di ‘The little angels’ (I piccoli angeli), visto che non raramente i fanciulli vengono percepiti come ‘piccole pesti’ o ‘piccoli demonietti’ con i loro pianti laceranti e disturbanti…quando non vengono accolti. Tuttavia non dimentichiamo che la conversione della pastorale ordinaria in chiave missionaria rimarrebbe a livello di slogan se non fosse preceduta da una conversione personale. Va sostenuto il superamento di un clericalismo vecchio stampo che tarda a morire, come pure una collaborazione laicale supina e a rimorchio del ‘capo’. Ora, innescando la marcia del cambiamento e facendo sul serio iniziano…i guai. Il passo della corresponsabilità accelera inevitabilmente il passo del ritmo.

Ed è qui che affiorano stress e tensioni. Va tenuto presente che tali inconvenienti vengono sperimentati come over dose di lavoro, ma in realtà sono dovuti per lo più a fragilità ed immaturità che l’accelerazione mette in luce. E’ un peccato sciupare scandalosamente una marea di energie che fuoriescono da buchi e ferite delle pareti del cuore, e delle quali normalmente non si ha coscienza. Teniamo presente che figlie di una autentica conversione sono la gioiosità del tratto, la libertà del cuore e… tanta, tanta creatività e passione per l’annuncio del Vangelo.

 

Don Fabrizio De Toni

Vicario per la Pastorale

 

 

Versione sfogliabile del nuovo numero di Collegamento Pastorale da cui è tratto l’articolo di questo post.

 

 

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