La nonviolenza: stile di una politica per la pace.

o-pace-facebookIsola di Lesbo – Il primo gennaio di un anno fa gli operatori di Greenpeace, Medici senza Frontiere e decine di volontari impegnati sull’isola per soccorrere i migranti hanno composto il simbolo della pace utilizzando più di 3000 giubbotti di salvataggio indossati dai rifugiati. Un omaggio a chi ha percorso il viaggio ed è riuscito ad “arrivare dall’altra parte”.

 

E’ il titolo della 50^ Giornata Mondiale della Pace, voluta da Paolo VI, che celebriamo il 1° gennaio 2017. Interessante la terminologia che è ripresa dai movimenti pacifisti. Sino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile. Abbiamo in questo modo già nell’apertura un elemento di novità. Provo a raccoglierne altri mettendoli in fila per segnalare una strategia che va oltre la nonviolenza, ovvero l’intenzione di dialogare con tutti gli interlocutori possibili e di valorizzare tutte le esperienze possibili, andando oltre i confini della chiesa cattolica, per il bene prezioso della pace. Papa Francesco ascolta e indirizza le sue esortazioni ai popoli, ai governanti… sino ad arrivare ad ogni uomo e donna, bambino e bambina. Sorprende la sua citazione di figure ‘laiche’. Accosta Madre Tersa di Calcutta, premio Nobel per la pace nel 1979, a quelle del Mahatma Gandhi e di Martin Luther King, puntualizzando come gli operatori di pace non siano una esclusiva della Chiesa, ma si trovino nelle grandi tradizioni religiose e in ogni uomo di buona volontà. Egli raccoglie un anelito di pace che si alza da uno scenario inquietante e frantumato fatto di una guerra mondiale condotta a ‘pezzetti’. La tentazione della vendetta e della rappresaglia, che non rispettano la via della razionalità e dell’incontro, innescano solo una spirale pericolosissima e senza uscite, con corollario di distruzione, di sofferenza, di danni colossali per l’ambiente. Inedita la ripresa della ‘dottrina del cuore’ di Gaudium et Spes, che individua nel cuore dell’uomo la radice prima dei guasti dell’umanità, e la sua applicazione alla famiglia, forte della recente Esortazione Amoris Laetitia. La conversione, e quindi i cambiamenti e le rivoluzioni politiche, si fondano sull’educazione primordiale. Tra le pareti domestiche si apprende l’arte dell’incontro, della giustizia, della compassione, della cooperazione, dell’inclusione, della condivisione… del perdono. Le radici sane per una politica sana e nonviolenta vanno curate in partenza, al loro primo strutturarsi e radicarsi. Ultimo elemento di novità lo rintraccio nel proporre, senza falso pudore o aria di presunzione, le Beatitudini di Mt 5 come ‘Manuale’ per un progetto di pace per i leaders politici e religiosi di tutto il mondo. Può permettersi una proposta simile, senza apparire come figura che compie delle invasioni di campo, perché è un profeta di pace credibile, un’autorità morale riconosciuta a livello internazionale, uomo che accoglie e valorizza ogni posizione di bene. E in un mondo dove soffiano minacciosi nazionalismi e chiusure di ogni tipo il suo ‘messaggio’ suona come un canto di speranza atteso. Buon anno e… pace e bene!

Don Fabrizio

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Vinci l’indifferenza e conquista la pace

Don Aniello Manganiello

 

 

 

 

 

 

 

 

Audio dell’intervento di Don Aniello Manganiello

 

24 gennaio 2016 – oratorio parrocchiale di Roveredo in Piano

VINCI L’INDIFFERENZA E CONQUISTA LA PACE

Ripartendo da giustizia e legalità

Relatore: Don Aniello Manganiello, sacerdote campano da anni impegnato contro la camorra, ha fondato l’associazione “Ultimi”, che promuove iniziative per diffondere la cultura della legalità, soprattutto fra i più giovani, a Napoli, in Campania e in molte altre zone del nostro Paese. E’ stato parroco di Scampia.

Per altre info su Don Aniello e sulla sua associazione “Ultimi” potete visitare il sito: http://ultimi.eu/index.html

 

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Natale: porta della tenerezza

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Audio Omelia 25.12.2015

Domenica 25 dicembre 2015

Letture Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

 

In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

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