Dio ci accarezza perché impariamo ad accarezzare

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Riflessione – Quarta domenica di Avvento 2016

Quarta Domenica di Avvento 2016

Accompagnati dalla pagina di Matteo incontriamo Maria, giovane donna dalla pelle olivastra e dai profondi occhi palestinesi, con… il pancione. Siamo ancora nel tempo dell’Avvento, della sosta attesa. Tuttavia il piccolo preme. Sosta e attesa stanno per chiudersi e lasciare spazio all’incontro. Scortati da Matteo avviciniamo prima la madre: “Maria già promessa sposa di Giuseppe si trovò incinta” (cfr Mt 1,18). Le madri in attesa sperimentano una sorpresa e uno stupore che all’uomo non è dato di provare. Ella si incanta per il mistero di vita che le sta crescendo come seme fecondo. Sta qui forse la genialità dello spirito femminile, decantata da San Giovanni Paolo II, ovvero nell’adottare con fiducia e sensibilità ogni piccolo frammento di vita e di futuro. Una bella lezione per quanti sono tentati dall’essere rozzi, primitivi e beceri, finendo alla fine con l’essere avidi e sterili. Sostiamo poi su Giuseppe, l’uomo giusto. “Gli apparve in sogno un angelo del Signore” (cfr Mt 1,20). Maria non è la sola a sognare. Normalmente nell’attività onirica, chiamata così per il mito di Oniro dio dei sogni, noi assembliamo paure e desideri, memorie e fantasie, quasi per ritrovare un ordine. Giuseppe quindi elabora la sua vocazione inedita ed avvincente. Siamo incoraggiati a lasciarci prendere dai sogni, liberi da fantasmi e da angosce. Esistono infatti allucinazioni, smanie meschine, slanci malati. Nelle pause del sonno è bene alimentare fantasie buone ed alte. Ho conosciuto da vicino Monica, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII. Si è messa a servizio delle comunità rurali colombiane per scortare leaders scomodi alle mafie locali. Rischia la vita e lo fa con una naturalezza disarmante. Ascoltandola comprendo che Dio non smette di educarci a sognare… la mano di Dio che ci accarezza perché impariamo ad accarezzare.

 

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