Misericordiando

Lo strano gerundio è una suggestiva sgrammaticatura uscita dalla fantasia di papa Francesco. In questo caso, come errore pensato ad arte, conferisce dinamicità all’azione dell’amore, indica un processo in atto, incoraggia un percorso in evoluzione. collegamento pastorale 08.05‘Misericordiando’ non è altro che un incrocio tra: la concentrazione del suo magistero sulla misericordia, la sua creatività e la volontà di rendere la misericordia il respiro della pastorale. La misericordia infatti è come la ragione fontale della pastorale. E’ ciò che le detta ritmo, slancio e forma, ovvero che la rende pastorale di una chiesa in uscita. Bello che tale neologismo abbia preceduto l’uscita della sua luminosa ‘Bolla di indizione del giubileo straordinario della misericordia’ che porta il titolo di ‘Misericordiae vultus’ (Il volto della misericordia). Gesù ci mostra il volto misericordioso del Padre. Egli si commuove, ha viscere di misericordia, freme di tenerezza. Egli porta in sé un ‘utero’, uno spazio materno e accogliente per ospitare i figli dell’uomo, ad iniziare dai piccoli, da coloro che sono trattati come ‘scarti’ o che sono tentati di sentirsi tali. Il Progetto Pastorale 2015-2016 sarà un anno di ‘sospensione’ per contemplare il mistero della misericordia. Ci daremo del tempo e dei modi per verificare il triennio pastorale completato. Ci interrogheremo su come abbiamo vissuto, celebrato, annunciato il primato di Dio e della sua bontà. Sarà occasione per riconoscere e mettere in rete le buone prassi pastorali, le vie nuove praticate e praticabili per narrare la dedizione e la passione di Dio per gli uomini. L’anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015. Verrà aperta la Porta Santa, la Porta della Misericordia. La porta aperta è un simbolo potente, una chiamata a muoverci per varcare o lasciar passare, una vocazione a pellegrinare, o se volete uno spunto per un altro gerundio: pellegrinando. I pellegrinaggi locali e romani che organizzeremo, gli eventi liturgici saranno veri nella misura in cui funzioneranno come una provocazione per passare da ‘deprimenti diagnosi (pastorali), ad incoraggianti rimedi; da funesti presagi a messaggi di fiducia’. Sto solo riprendendo e ritoccando le parole di Paolo VI a chiusura del Vaticano II, citate da Papa Francesco nella sua Bolla. “Se vogliono venire vengano, altrimenti vadano a farsi benedire! Ho io il coltello dalla parte del manico!” così si esprimeva un giovane operatore pastorale dopo aver fatto flop con una sua iniziativa per giovani genitori. Prima ancora che affermare la dottrina e la sua disciplina, cosa sacrosanta e che per altro va certamente fatta, a noi compete di uscire, di far toccare le mani calde e paterne di Dio, di annunciare il suo perdono e la sua consolazione che riscattano e appagano il cuore umano. Le opere di misericordia corporale e spirituale che saranno rivisitate e rilanciate non saranno altro che la traduzione pastorale e culturale della grande opera di misericordia di Dio: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Un pellegrinaggio, se volete, anche tutto interiore per abbandonare delle modalità egoistiche ed autocentrate, che corrompono le relazioni e creano ingiustizie e ‘s-puzza’ (altro efficace neologismo), per relazioni responsabili di condivisione e di misericordia che generano fraternità e gioia. La Porta dell’Anno Santo rinvia ad altre due porte da varcare: il Sinodo sulla Famiglia ad Ottobre ed il Convegno ecclesiale nazionale a Novembre di Firenze ‘In Gesù Cristo il nuovo umanesimo’. Arriviamo così ad un ultimo gerundio: umanizzando! Mons. Galantino, Segretario della CEI, afferma: “Non si va a Firenze per ‘rimestare’ tra gli studiosi” (sua intervista su Avvenire del 3 Maggio). Sarà certamente un evento per scavare nella bellezza del mistero dell’uomo, concepito per essere amato e per amare, ma ancor prima per trovare nuovi e accattivanti linguaggi per annunciarlo. Firenze è pensata come un cantiere per far circolare itinerari formativi, che consentano all’uomo di oggi di esperimentare la vocazione umana così come l’ha vissuta ed intesa Gesù. Un convenire per progettare con modalità sinodali (di strada fatta assieme) mediazioni culturali, vie nuove, percorsi educativi che incontrino i bisogni dell’uomo favorendo scelte di responsabilità, di giustizia e di misericordia. Uno spazio di grazia per far risuonare la Parola che mostra il fascino del vero senso della vita. Termino con un riferimento a ‘Golgonda’, un’opera famosa di Magritte che è riprodotta qui in prima pagina. Gli uomini in soprabito e bombetta sembrano cloni antipatici e assurdi. Sono dentro alla retina di Magritte che li ha fotografati lungo i marciapiedi. Ora gli occhi di Magritte, ancora ‘impressionati’ da ciò che ha visto, si alzano al cielo. Tutto è visto dal secondo o dal terzo piano in su. Ecco, potrebbero essere gli occhi di Dio e della sua Chiesa che guarda l’uomo collocandolo nell’orizzonte del cielo. Egli è modellato dalla misericordia, destinato a dialogare con essa. Gli ‘uomini’ di Magritte impareranno ad incontrarsi e non ad evitarsi, a vivere nella festa, a stendere mani accoglienti, ad incrociarsi negli sguardi… misericordiando.

Don Fabrizio De Toni
Vicario per la pastorale

(tratto da ‘Collegamento Pastorale’ supplemento de ‘il Popolo’ del 10.05.2015 – Diocesi Concordia-Pordenone)

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