Ansie da spostamento

Non nascondo che in questa fase di cambio, di trasferimento, di uscita e di nuovo approdo pastorale assieme ad una certa tranquillità si mescola e si agita una buona dose di ansia  e di, chiamiamola con il suo nome, paura. Lo voglio confidare questo sentimento nella speranza che possa far bene a qualcuno sapere che anche i preti hanno fifa, sono fatti di carne, non sono risparmiati dalla fatica  e dalla gioia di cercare, o meglio di lasciarsi cercare da Dio il quale ama incontrare le sue creature dentro alle loro fragilità. Mistero grande, mistero biblico, mistero di ciascuno che lo sappia o meno. A tal proposito ripropongo qui una piccola parte di una risposta sull’argomento paura/angoscia ricevuta da un paio di mesi dal mio ‘fratello maggiore nella fede’ che vigila e accompagna il mio percorso. (…) All’inizio è una paura generale, che infatti dovresti riconoscere nella tua vita e nel tuo modo di gestire anche l’apostolato. Ricordi tutte le volte che mi dicevi che dovevi fare qualcosa di nuovo, che non eri soddisfatto, ma che al tempo stesso la gente era contenta di quel che facevi e che quel che facevi era ben fatto (tutte espressioni d’una certa paura, forse del fallimento), (…)  o -più profondamente- paura di te stesso, (…) e chissà se a livello ancor più radicale non c’è anche una certa paura di Dio! Perché può esser importante questa sosta sulla paura che ti vive dentro? Perché la paura ha il potere di sottrarre un grande quantitativo di energia alla nostra psiche, per cui prima o poi ci lascia stremati e con la sensazione d’un grande tormento che ci sconquassa dentro. È precisamente allora che la paura si concentra in uno spauracchio preciso: la morte. Nostra, di chi ci vuol bene o è comunque significativo nella nostra vita. (…) E così il Fabrizietto a quasi cinquant’anni è costretto a riconoscere salutarmente di essere piccolo, bisognoso di recuperare quotidianamente la sua Verità, di lasciarsi a amare da Lui e di imparare ad amare come Lui, di trasformare la paura in storia di salvezza per sé e per i suoi fratelli.

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8 thoughts to “Ansie da spostamento”

  1. Caro don Fabrizio parli di ansia e di paura, confidando questo sentimento nella speranza che possa far bene a qualcuno sapere che anche i preti hanno fifa, sono fatti di carne, non sono risparmiati dalla fatica e dalla gioia di cercare… Io dico: “meno male!” viva la sincerità!
    Nella Bibbia però, se non erro si dice: “Non ti ho io comandato: sii forte e coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti perché è con te il Signore Tuo Dio”.
    Ti conosco da quasi otto anni… ottobre 2002. Otto anni non sono pochi, perciò mi permetto di dire:
    Fabrizietto non temere… è una parola di speranza rivolta non solo a te ma anche ad ognuno di noi a condizione che siamo abbastanza piccoli, poveri, umili per porre la nostra sicurezza e la nostra fiducia in Dio. E ancora… Fabrizietto non avere paura… perché tu vali per quello che sei!

  2. Caro don ,
    in questo momento sono pure io alle prese con un trasferimento che, seppure desiderato, oltre alla gioia e all’entusiasmo per un nuovo inizio, mi procura una sana buona dose di paura.
    Anch’io vivo l’esperienza della fragilità e il ” Senza di me non potete far nulla”… diventa esperienza e motivo di ricerca filiale di Colui che ha promesso di essere sempre con noi.

    La tua “confessione ” mi spinge a guardare oltre nella certezza che , come dici tu, Lui é Amore e trasformerà la nostra paura in storia di salvezza per noi e per gli altri .

    Augurandoti ogni bene ti rinnovo la mia stima e la mia amicizia, insieme ad un sincero

    GRAZIE PER CIO’ CHE SEI
    E
    PER CIO’ CHE SAI FARE !!!

    Un fraterno abbraccio
    A presto !!

  3. Amigo Don Fabrizio

    YO TE JURO……

    Cuando estes Triste. . . Secaré tus làgrimas

    Cuando tengas Miedo. . . Calmaré tus miedos.

    Cuando estes preocupado .. . . te daré ESPERANZA…..

    Cuando estes confundido. . .te ayudaré a encontrar tu camino.

    Y cuando estas perdido.. . .y no puedas ver la
    luz, yo seré tu faro . . . Brillando radiante.

    Este es mi juramento .. . . que sostengo hasta el final.

    Que màs podrías pedir.. . .Si tu eres mi AMIGO !

    ESTE MENSAJE TE LO ENVIA: -TU DIOS-

  4. Querido Don Fabrizio:

    “Puede considerarse bienaventurado y no pedir mayor felicidad el hombre que ha encontrado su trabajo…..”

    .- El trabajo de tus sueños està alineado con tus valores y tu misión.

    .- Cuando sabes a lo que has sido llamado…

    .- Atrévete a vencer tus miedos …..

    …….NUNCA DEJES DE SOÑAR, TOMA LA INICIATIVA, PLANIFICA QUE TE GUSTARIA, ACTUA Y ENTRENATE PARA LLEGAR A LA META !

    Un abrazo,

  5. Coraggio don Fabrizio. Mi pare che Prata sia una bella realtà da servire e i legami con la Val Tramontina non si spezzeranno mai.
    Bella idea il blog.
    don Federico

  6. Carissimo Don Fabrizio,
    non prendere paura delle “ansie da spostamento”, perché è ciò che ti mantiene giovane: la vita nasce da mille e più rotture… con il passato.
    E’ ancora una volta che Gesù ti dice: “Va’ al largo… e getta la rete…” anche oltre la tua attuale esperienza di prete e di pastore. Gesù ti invita ad “allargare il cuore” per far posto a tante altre persone, senza dimenticare coloro che in questi anni hanno camminato con te.
    Un tempo, con una mentalità da feudalesimo, quando il Parroco aveva il “possesso della parrocchia” per 30 – 40 anni, rischiava di sclerotizzarsi lui con i suoi parrocchiani: meno male che il Signore ogni tanto gli metteva accanto qualche prete più giovane che lo costringeva a ringiovanirsi (anche con inevitabili divergenze, se non di scontri…).

    E’ stata la tua prima esperienza di Parroco… Ora ne devi affrontare una seconda in altro ambiente, con altra mentalità ed altre tradizioni: questo ti costringerà a lasciare un po’ da parte la tua attuale esperienza (non per gettarla via, ma per metterla in cassaforte, come un tesoro… da cui lo “scriba doctus” sa estrarre “cose nuove e cose antiche”) e saper guardare ed ascoltare quelle tradizioni locali che sono le fondamenta della vita cristiana di una comunità, su cui si possono poi costruire tante altre novità.
    Non aver fretta di fare i cambiamenti: ma sappi guardare ciò che vale, ciò che tiene come substrato e “pietra angolare” alla vita cristiana di ogni giorno, e sappi vedere ciò che è solo “cornice folkloristica” senza alcun quadro dentro…

    Tutto questo vale anche per i parrocchiani della Val Tramontina che lasci, affinché possano accogliere il nuovo Parroco come un “nuovo dono di Dio” che li mantiene “giovani”.
    E vale anche per i parrocchiani di Prata, perché possano sentire che con l’arrivo di un nuovo Parroco è il vento dello Spirito che soffia… farà cadere qualche ramo secco… ma dove Dio passa, Lui è sempre nuovo e sempre giovane…

    Quanto ti ho scritto è anche questo frutto di amicizia e di esperienza di un fratello “un po’ maggiore” che ha già fatto diversi cambiamenti, incontrato diverse comunità cristiane dell’alta, della bassa e della media pianura… e che si ricorda di far parte di un “presbiterio” che è sempre al servizio di tutta la Diocesi, senza legami troppo stretti e personalizzati per questa o quella comunità.

    Con un fraterno abbraccio.

    Don Aldo Gasparotto
    Arba, 31 agosto 2010

  7. I Preti, come gli storici dell’arte, i Prefetti, i Questori, dopo qualche anno devono spostarsi. E se questo lo capisco per i Prefetti e i Questori, lo capisco un pò meno per i Preti e gli storici dell’arte… Proprio quando hai fatto la fatica di capire chi e cosa ti circonda e inizi a raccogliere i frutti del tuo lavoro, improvvisamente, ti trovi da un’altra parte. Tu a Prata, io a Venezia. Se vuoi che ti dica la verità, all’inizio è stata durissima. Ma entrambi abbiamo uno Stato da servire e quindi, la prima parola è: obbedisco. Dopo oltre un anno, con il Friuli nel cuore, inizio a capire un pò anche il Veneto. Tu auguro di trovarti bene, come a Meduno. Ti abbraccio. Eli

    1. Cara Elisabetta, per me partire dalla Valmeduna non è ‘come’ uscire da casa, ma è effettivamente una uscita da casa, dalla propria. Condivido i tuoi sentimenti e le tue osservazioni. Da prete sento che è bene che io me ne vada, con libertà per seguire un Altro che mi precede e che precede anche chi arriverà qui. Così mi scriveva un amico: ‘Dunque è venuto il momento del trasferimento. Non ti farò la domanda cafona se questa è una promozione, e quella ancor più cafona se la promozione si calcola sulla grandezza della parrocchia o sul suo status di parrocchia cittadina o meno. E sono sicuro che neanche tu ti sei lasciato andare a questo tipo di considerazioni. Ma sapessi, andando in giro per il mondo presbiterale, come questo tipo di cafonaggine si sia diffuso nel clero in tutte le latitudini!’. Ora è l’ora di apparecchiarsi come il pastore buono. don Fabrizio

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