Il segnale del trasferimento Prata – Vicario per la Pastorale/Parroco di Villotta di Chions/Assistente diocesano dell’AC ricevuto dal Vescovo Giuseppe curiosamente è stato la fotocopia del segnale ricevuto un paio d’anni fa per il trasferimento Meduno/Tramonti – Prata ricevuto dal Vescovo Ovidio, ovvero una pacchetta sulla spalla accompagnata da un invito poco più che mormorato: ‘Tienti pronto!’.
Immediatamente e a più riprese ho fatto presente, una volta conosciuto l’arcano, la mia breve, brevissima esperienza pratense, che necessitava di essere consolidata e di trovare il suo ritmo. Inoltre di essere tutto sommato un ‘animale da cortile’, da pastorale ruspante e casalinga nient’affatto aduso a livelli medio alti.
Alla fine ho risposto di si davanti ad una richiesta portata con energia, fidandomi (in)coscientemente più della provvidenza che delle mie personali risorse. Da non dimenticare inoltre la mancanza di una preparazione tecnica ad hoc. Insomma, una bella responsabilità (non mia) in un vaso di coccio (mio).
In parecchi mi chiedono lo stato d’animo che sto provando. Non faccio resistenze nel rispondere. Esiste come una sorta di coacervo magmatico di sentimenti: dispiacere di lasciare una comunità che amo (e sempre di più), entusiasmo e ansia per la nuova responsabilità diocesana, affetto per la comunità alla quale sono destinato, interesse per l’AC, Associazione nella quale sono maturato anche vocazionalmente, voglia di intraprendere e timore di scoppiare, sicurezza e smarrimento, percezione della mia pochezza e… una buona dose di fierezza narcisista (spina conficcata nel mio fianco e che morirà con me). Insomma un bel polpettone in salsa veneto/friulana.
Tutti sanno di una mia clamorosa disobbedienza al Vescovo Sennen che mi supplicò ben quattro volte di scendere in Kenia per dare il cambio agli altri missionari fidei donum. Ricordo ancora il pugno minaccioso con il quale colpì la tavola che ci separava ricordandomi quasi urlando (e aveva un milione di volte ragione) che: ‘I preti sono per il mondo!’. Ora credo convintamente che almeno lo sono ‘per la Diocesi’. Non siamo infatti dei self employer, degli artigiani con Partiva Iva disponibili al miglior offerente.
Domando a me stesso e alle mie pecore pratensi di considerare tutta la manovra con occhio credente, superando facili e scontate letture troppo umane. Altrimenti la cosa si spiega con ‘la solita manovra di palazzo’ che non tien conto di nulla se non delle sue burocrazie ed interessi. Il Signore mi custodisca dalla tentazione cafona e pericolosa di considerare la chiamata come una ‘promozione’ agli alti gradi della gerarchia. Si tratta di servizio, che andrà esercitato con generosità e possibilmente dimenticandosi della propria bella faccia.
Per il bene sponsale e quasi ‘geloso’ (da intendersi alla maniera paolina) che avverto per la comunità di Prata le chiedo già da ora di stendere un ‘bel tappeto rosso’ per il Parroco che verrà. Lui sarà lo sposo, e chi ama non ‘trattiene’ per sè.
Infine scoraggio eventuali manovre per ‘fare un presente al don che lascia’. Il dono più gradito consiste nel succitato tappeto. Tutt’al più e con assoluta libertà si faccia qualcosa per l’Oratorio o per le Missioni, rivolgendosi in questo caso al Consiglio Pastorale che conosce i miei desideri.
6 thoughts to “Cambio posto”
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Caro don Fabrizio,
ricordo nitidamente l’omelia con la quale ti presentasti a Prata nell’ottobre del 2010. Non ero presente, ma, in modo fortuito, venni in possesso della registrazione.
Rimasi piacevolmente stupita di una frase di Sant’Ambrogio che citasti in latino:
‘nova semper quaerere et parta custodire’, che traducesti in ‘cercare sempre il nuovo e custodire ciò che si è conseguito’.
Ci spiegasti che per te era necessario custodire il passato, le cose guadagnate, celebrare la memoria con intelligenza e umiltà, ma che avremmo dovuto imparare insieme a camminare verso le cose nuove, innovativi e creativi, per cogliere le fresche promesse di Dio. Definisti il passato ed il futuro come ‘due fratelli che sanno innescare un circuito straordinariamente virtuoso’. Dicesti che la relazione sostanziale e vitale, la questione centrale è la qualità e la bontà della nostra fede. Concludesti definendoti un ‘poveretto’, graziato miliardi di volte, ma con il desiderio di camminare dentro la nostra comunità, da fratello e da padre.
Caro don, tu non solo hai camminato dentro la nostra comunità, ma hai visitato il cuore di ciascuno di noi, attirandoci attorno al Signore con il tuo amore fraterno, sapendo valorizzare i talenti di ognuno, abbattendo i muri che ci dividevano, infondendo in noi un forte senso di comunità. Hai smosso le coscienze, hai riportato a Messa persone allontanate, ci hai insegnato un linguaggio nuovo nel rapportarsi con gli altri, sei stato capace di indurre le persone a fare a gara per dare il personale contributo.
Ricordo che lo scorso anno, capitata per caso alla serata finale del Grest (il mio bambino lo avevo mandato ai Punti Verdi), non potei fare a meno di scriverti complimentandomi con te per quanto amore avevo percepito, per quanta attenzione era stato rivolta al progetto che si era compiuto, cogliendo quanto c’era di tuo, del tuo attento discernimento nel scegliere le persone ed i contenuti, della tua capacità di trasmettere energia buona, entusiasmo, di quel tuo modo di fare attività pastorale capace di creare occasioni che aiutano le persone ad uscire ‘dalla tana’, (la Lectio divina del giovedì è una di queste) avendo saputo trasformare anche il progetto ‘Grest’ in una concreta esperienza educativa per i ragazzi e, non di meno, per gli adulti.
So che detesti che si citino i numeri ma, per capire la grandezza del tuo lavoro sul generale coinvolgimento, lo devo fare. Da quanto sei arrivato hai fondato un gruppo Caritas a sostegno dei più sfortunati; è sorto un gruppo di 12 cappati per accompagnare le processioni; a settembre dello scorso anno, la nostra parrocchia poteva contare una trentina di catechiste/i; la domenica, disponibile a servire Gesù all’altare, c’è un gruppo di più di 50 chierichetti, di cui 4 tarcisiani; hai inviato decine di persone a frequentare corsi vari di formazione per catechisti e per animatori ed educatori; hai motivato 6 persone a frequentare il Biennio di formazione per operatori pastorali (sono 11 in tutta la Diocesi).
Vado avanti su altri fronti.
In poco più di un anno, hai attirato a te una media di una ventina persone agli incontri settimanali con la Lectio divina, hai educato una decina di persone a commentare il Vangelo, hai aperto un sito parrocchiale su Internet, all’interno del quale si può trovare di tutto… tutto ciò che è la nostra comunità parrocchiale, facendo in modo che si possano condividere foto, filmati, preghiere, saggi, commenti al Vangelo, contributi audio di conferenze, programmi di gite e di eventi, progetti dei giovani e dei ragazzi dell’Oratorio e molto altro, tra cui il collegamento al tuo blog, nel quale ora sto scrivendo. Per quanto mi sforzi di ricordare, non potrò riuscire a fare il sunto di tutto ciò che hai fatto, perciò abbandono il fronte dei numeri e spiego perché dico che hai saputo camminare nei nostri cuori.
Bene, se è routine che un sacerdote celebri i matrimoni, i battesimi, i funerali, la differenza nel tuo agire sta nella fede, nell’amore, nel cuore che metti in tutto ciò che fai.
Hai saputo festeggiare e ‘celebrare’ tutti, dai nostri preti, nel 50° anniversario di don Giacomo Brisotto e per il monsignorato di don Danilo, alle nostre suore, mettendo in azione un vero e proprio comitato per il loro saluto. Non posso dimenticare il modo in cui hai dato l’ultimo commovente congedo a due ragazzi ventenni, morti in un incidente stradale, non aderenti alla fede cristiana, riuscendo a dare consolazione alle famiglie e all’intera comunità, con una liturgia che ci ha fatto sentire tutti fratelli, pur nella professione di fedi diverse.
La differenza del tuo operare sta nel metodo. Cito ad esempio il gruppo chierichetti, che frequento perché mio figlio ne fa parte e pure io sono stata coinvolta nel gruppo mamme-responsabili (dei chierichetti, appunto). Tu non solo hai coinvolto i bambini a svolgere il servizio, ma hai responsabilizzato e fatto partecipi pure le mamme e le famiglie. Hai saputo creare un rapporto con ognuno di loro, li hai festeggiati con gelati, gite e serate in loro compagnia, li hai istruiti con corsi a loro riservati, durante i periodi dell’Avvento e della Quaresima, spiegando loro il valore e l’importanza del loro servizio. La conseguenza è che loro ti seguono, ti amano e non mancano di dare il loro contributo, facendo a gara su chi ‘vanta’ più presenze.
Infine, sul piano personale, ho infiniti motivi per ringraziarti, a cominciare dall’aiuto che mi hai dato per uscire dal lutto che abitava il mio cuore dopo la morte prematura di mio marito. Tuttavia, l’azione fondamentale che hai compiuto per me, è di essere riuscito ad infondermi la speranza che anch’io avrei potuto godere dell’Amore di Dio… possibilità che a me sembrava lontanissima, se non improbabile. Grazie a te ho intrapreso il mio cammino che, a tratti, io ho trasformato in una corsa folle verso Gesù. Mi hai educata alla fede, al linguaggio delle scritture, hai fatto in modo che mantenessi la giusta direzione sempre, anche quando ero nel buio, accompagnandomi, ma lasciandomi comunque libera di scegliere e di ‘crescere’ secondo la mia coscienza.
Ora, dopo così poco tempo, lasci la nostra comunità poiché sei stato scelto a ricoprire un ruolo più importante, sei stato chiamato a mettere a disposizione della Chiesa i tuoi talenti, non più solamente per una comunità parrocchiale, ma per l’intera Diocesi.
Hai ragione a non considerarlo solo un avanzamento di carriera!
Per come operi e per quanto amore metti nella tua missione, vedere la chiamata del Vescovo a collaborare con lui solo sotto quella prospettiva, sarebbe proprio una grettezza.
Per quanta nostalgia mi resti di te, per quanto il distacco mi procuri dispiacere, proprio per aderire al tuo discorso di presentazione, cercherò di conservare e custodire ciò che mi hai insegnato (come potrei dimenticare), ma sono pronta ad accogliere il futuro che avanza, con speranza e fede, con entusiasmo, abbandonandomi alle misteriose volontà di Dio.
Con infinita gratitudine
Donatella
Anche dentro di me ci sono sentimenti contrastanti: sbigottimento e dispiacere per il suo trasferimento, ma anche gioia per il suo nuovo importante incarico diocesano, preoccupazione ma anche fiducia per ciò che ne sarà di quello che ha seminato nella nostra parrocchia.
Secondo me la nomina che ha ricevuto è il giusto riconoscimento delle sue doti. Lei ha la capacità di avere la vista lunga, vede lontano, vede l’avvenire della chiesa e vede la strada da percorrere per condurla a quella meta: il coinvolgimento dei laici.
Erano trent’anni che sentivo l’esigenza di questo cambiamento nella chiesa e scoprire che finalmente un sacerdote la pensava come me è stata una grande gioia e consolazione. Ora avrà il compito di diffondere questa mentalità, questo metodo, in tutta la diocesi. Dio le ha dato dei talenti che è chiamato a investire e moltiplicare. Sono sicura che farà un ottimo lavoro.
Per quanto riguarda il nuovo don che dovrà arrivare, non lo conosco, però so che il cuore umano ha la capacità di dilatarsi infinitamente. L’amore si moltiplica, non si divide, quindi sono sicura che un posto per lui ci sarà sicuramente, senza nulla togliere agli affetti che già contiene.
Re Sol La ReSolRe /Re Sol La4 La Re Re Sol La4 La Re/ ecc …… no non sto dando i numeri mi pare che la chitarra la suoni ancora e se non ho copiato male sono i primi accordi di “Esci dalla tua terra e vai dove ti mostrerò” ……….. “La folla che osannava se n’è andata, ma il silenzio una domanda sembra ai dodici portar:
Quello che lasci tu lo conosci, il tuo Signore cosa ti dà?……….. Partire con la fede nel Signore, con l’amore aperto a tutti può cambiar l’umanità. Quello che lasci tu lo conosci, quello che porti vale di più. – Andate e predicate il mio Vangelo -parola di Gesù……” sono solo alcune frasi stralciate qua e là quelle che mi piacevano di più…. Una melodia cantata tante volte… quando arrivava o partiva un don… una nostra suora… un monito: Esci dalla tua terra e va dove ti mostrerò…. Si ma un monito per tutti, anche per i laici, per fare quello che il Signore vuole da noi dobbiamo fare uno sforzo dobbiamo uscire dalla nostra terra… dal nostro “io” più profondo, il nostro “io egoista”… Anche io nella mia misera carriera lavorativa ho provato il “bello” dell’esser promossa di grado… un momento di euforia il mio io mi dice : “hanno capito che sei brava, che sei responsabile” ma poi la realtà che cozza con una nuova responsabilità, l’affrontare un lavoro che a volte mi è stato congeniale ma che a volte ho dovuto fare anche controvoglia… ho imparato ad amare anche lavori e responsabilità che non erano nelle mie previsioni o meglio aspirazioni lavorative… a volte è più facile fare il “manovale” (senza nulla togliere alla dignità di tale lavoro) intendendo con questa mia parola che faccio un lavoro dove non ho responsabilità… finite le mie ore me ne vado a casa… non mi porto il lavoro con me… non ho le rotelline in testa che girano all’impazzata per decidere quale è la cosa migliore per il mio ufficio, per le persone che collaborano con me… per i miei “manovali”….!
Tante volte ho pensato al titolo del tuo blog “surfing and diving” che se non traduco male (tu correggimi) surfing=navigazione stare sopra alle onde e diving=immergersi stare sotto l’acqua…. È difficile nella vita rimanere in equilibrio, equilibrio spirituale, equilibrio nelle proprie decisioni, equilibrio morale, equilibrio decisionale…. ma non raggiungo l’equilibrio se non imparo ad immergermi… immergermi nel mio spirito, immergermi nelle mie decisioni, immergermi nella mia vita e anche in quella degli altri che mi stanno accanto… Ecco il tuo prossimo impegno, a parte la Parrocchia che ti è stata consegnata per la cura vedo scritto (anzi lo lessi nel giugno scorso sul sito della nostra Curia) incarico di “Vicario episcopale per la pastorale” al che io ignorante montanara vado a cercare in internet (oramai è lì la nostra enciclopedia)… Vicario episcopale: La figura del Vicario episcopale è prevista dal Codice di diritto canonico nel suo Libro II intitolato Il popolo di Dio. – Il Can. 476 di questo Libro recita: Ogni qualvolta lo richieda il buon governo della diocesi, possono essere costituiti dal Vescovo diocesano anche uno o più Vicari episcopali; essi hanno la stessa potestà ordinaria che, per diritto universale, a norma dei canoni seguenti, spetta al Vicario generale ecc… ecc.. e poi mi domando “pastorale” si lo so cos’è ma me lo sono cercato lo stesso e mi ha colpito una frase: La teologia pastorale riflette nelle varie situazioni concrete ed empiriche della chiesa e del mondo. Il suo oggetto ed il suo metodo, quindi richiedono la comprensione della situazione umana nella sua particolarità storica, contingenza e sviluppo sperimentale per elaborare criteri metodologici adatti ed efficaci. Ecco in queste parole io ritrovo il tuo prossimo “surfing and diving” … il tuo futuro sarà stare in equilibrio ed elaborare il tuo diving, l’immersione nell’attuale situazione umana che poco aiuta a “donare il proprio amore per quello che Lui ci chiede… a credere, avere vera fede … non quella di San Tommaso apostolo… beati coloro che non videro e tuttavia credettero” e con questa fede e mettendoti nelle migliori e più sicure mani, quelle di Dio: esci dalla tua terra e va.. va “surfing and diving”… con tutto il mio affetto l’augurio di lavorare bene per tutti noi.
Io mi ricordo di un sabato mattina. Seduta di fronte a lei nel suo ufficio in canonica. Ero lì a raccontarmi e a raccontarle quello che avevo nel cuore. Dapprima un pò impacciata e poi, via via sempre più tranquilla e sicura di ciò che stavo dicendo. Non cercavo approvazione o comprensione: avevo solo bisogno di riflettere ad alta voce. Mi sono chiesta molte volte perchè ho voluto farlo con lei; e altrettante volte la risposta è sempre stata la stessa: un uomo di Dio può solo indicarmi la giusta via. Che non significa che sia per forza di cose la stessa che percorre lui. Quel giorno io ho trovato un grande amico. Lei, don Fabrizio, mi ha spronata ad andare “più a fondo”, a cercare la mia verità.
Io sto ancora cercando, non lo nego; il San Tommaso che è in me non dà tregua.
Io la voglio ringraziare, apertamente e pubblicamente, se così si può dire; lei ha riempito una parte del mio cuore di un amore curioso; e questo è uno dei doni più preziosi che abbia ricevuto in tutta la mia vita. Sono un San Tommaso vagante, perciò con grande serenità la potrò venire ad ascoltare ovunque lei sarà. E questa certezza mi riempie di gioia.
Un grandissimo abbraccio ed un arrivederci a presto…
Parrocchia S.Lucia di Prata di Pordenone, 23 settembre 2012
SALUTO A DON FABRIZIO DE TONI
Un ringraziamento alle autorità civili e religiose presenti.
A nome della Consiglio Pastorale e della comunità di Prata sono chiamato a esprimere un saluto a don Fabrizio.
Solo due anni fa sei arrivato nella nostra parrocchia presentando con sincerità la tua umanità nella debolezza e nella fragilità, con il proposito di esserci fratello, padre e guida nel cammino verso il Cristo nella e con la sua Chiesa.
Hai voluto essere fedele a quanto era stato fatto, ma proponendo di cambiare e condividere nuovi stili nella continuità della strada intrapresa.
In questi due anni ci hai accompagnato al cambiamento cominciando con quello fisico, la sparizione delle balaustre e la collocazione del battistero, ma soprattutto nella condivisione e corresponsabilità delle scelte pastorali nella parrocchia.
Hai avuto rispetto e ammirazione per il molto che hai trovato e con pazienza ci hai educato ad aprirci all’accoglienza reciproca, da fratelli ascoltandoci con misericordia nella ricerca del bene in Cristo per tutta la comunità di Prata.
Per fare questo hai stimolato vocazioni e svegliato carismi che arricchiscono la parrocchia e saranno di aiuto e sostegno al tuo successore don Livio.
Sei arrivato nel 2010 anno dedicato al Sacerdozio e ci lasci nel 2012 alla soglia dell’anno della Fede.In questa Fede in Cristo e nella Chiesa Santa, madre e maestra del suo insegnamento, noi ci affidiamo per comprendere e accettare la sapiente opera di Dio nella storia e nel cambiamento che tutti stiamo vivendo in questi giorni.
Tu ci ricordi spesso che il vero Amore è dono e liberante, non cerca il possesso ma si apre agli altri.
Ed è per questo che proprio per l’amore che ci siamo voluti, e ci vorremo sempre, a nome del Consiglio Pastorale e di tutta la parrocchia ti auguriamo di rispondere ai nuovi incarichi con l’entusiasmo e la perseveranza che abbiamo conosciuto, al servizio della Chiesa.
Denis Bertacche
Don Fabrizio a te
e a tutti i tuoi confratelli
Hai obbedito!
per la gioia dello spirito
e per la sofferenza della carne
pioché hai scelto, libero in coscienza
di essere e farti farina per pane.
Per noi, tuo gregge dei trascorsi giorni,
hai effuso il tuo saluto col tuo bene
dall’ambone e dall’altare
fino in fondo all’ultima pietra
or proteso verso: un nuovo transumare.
Noi, altra tua gente fugace come meteora
popolo e miseri cristi in viaggio
grati a te che sei solo un prete,
ma che non sarai mai un prete solo
non è addio in tempo-spazio il tuo,
ma un trascender assoluto… a-Dio
Italo