Turpiloquio

Di Tv ne vedo sinceramente poca. Solo un pò di spezzatino serale facendo zapping qui e là, indugiando su canali a lingua inglese. Amata e adorata lingua. Mi frullano nella memoria settimanale uno spezzone su Maradona (una autentica galleria di gossip semidemenziale), e un servizio ad hoc sulle parolacce e volgarità dei nostri illustri politici nazionali. Vero e proprio trash, spazzatura maleodorante i cui miasmi rimangono nelle narici della psiche, nelle orecchie e nel cuore. Dall’essere sbracati e insulsi si scivola verso la violenza verbale, si conflittualizza, si crea un clima intossicato. Strano e logico insieme che certe vacanze da distensione si trasformino in occasioni di tensione e di confusione. Psicodramma di fine Estate davanti al quale i più scuotono la testa. E fanno bene! Noi li interpretiamo come segnali di chi si disgusta per ciò che è falso e sa di cartone, di quanti amano ciò che merita, che è bello, buono e vero.

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2 thoughts to “Turpiloquio”

  1. “NO SE HA DE SER MARTILLO, SINO YUNQUE, PUES NO SE TRATA DE SABER GOLPEAR, SINO DE SABER RESISTIR”….

  2. Mi torna in mente un famoso aneddoto riguardante il mio bisnonno “Cencio”.
    Durante la recitazione del Rosario (abitudine quotidiana serale), la mia bisnonna, probabilmente stanca e assonnata, sbagliava e, nella seconda parte dell’Ave Maria, anzichè dire “Santa Maria” recitava di nuovo “Ave Maria”. Egli, arrabbiato per quella accidia recitativa che considerava mancanza di rispetto per la Madonna, tirava una bestemmia, batteva il pugno sul tavolo e ricominciava la preghiera.
    A volte, soltanto con le parole, in ‘buona fede’, riusciamo a ferire le persone a noi care.
    Può bastare anche solo una parolaccia detta al momento sbagliato, solo per cattiva abitudine. Uno di questi sgradevoli intercalari che troppo spesso usiamo come rafforzativi per calcare i concetti. Involontariamente. Oppure capita che mentre stiamo spiegando con fervore qualcosa di importante e intenso, ci escono dalla bocca queste ‘traditrici’, che parlano di noi in una lingua diversa da quella del nostro cuore. Così, in ufficio o nel traffico, le giornate sono condite dalle parolacce di tutti e ritengo che lo stress c’entri poco.
    Oramai non ci facciamo neanche più caso…arriviamo a ‘passarle’ addirittura ai nostri figli, i quali, in momenti di relax e ilarità, ce le risputano addosso, inserite nel ‘giusto contesto’, pescando direttamente dal nostro vocabolario, con nonchalance.
    A quel punto ci sentiamo in dovere di richiamarli, non senza imbarazzo, realizzando che come educatori siamo alquanto discutibili.
    Non abbiamo giustificazione, lo capisco. Dovremmo vigilare, avere più amore e rispetto per noi stessi (in primis) e per gli altri che ci ascoltano. Dovremmo presentarci con maggiore decenza e non appropriarci di ciò che non è ‘bello’ per stupido conformismo verbale. Mi ci metto d’impegno per prima a non cadere più nella trappola o rischiamo di fare come il mio bisnonno.

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