Al recente incontro triveneto delle Presidenze di Azione Cattolica del 24 Febbraio 2013 a Zelarino (Ve), davanti ad una delegazione della Presidenza Nazionale, i responsabili di AC hanno potuto puntualizzare lo status quo e confrontarsi sulle prospettive associative. Mentre ascoltavo le relazioni introduttive ho notato come una legittima lamentatio comune. Ovvero, esiste la percezione di una identità associativa minacciata dentro alle dinamiche quotidiane delle realtà ecclesiali. L’AC si sente come coinvolta e travolta da urgenze, scadenze, piani pastorali, progetti e nel rischio effettivo di perdere il suo volto, la sua vocazione propria riducendosi a fonte di manovalanza sovraccarica di incombenze. In realtà, se da una parte questa sincera confessione mi provoca dispiacere e quasi un senso di colpa, dall’altra mi consola perché rivela una AC pienamente inserita nei ritmi della Chiesa, che soprattutto al Nord è tentata da uno sbilanciamento sull’operativo, sulla pastorale delle cose da fare a ritmi frenetici e concitati. Intendo dire che gli affanni dell’AC sono gli affanni delle comunità cristiane, almeno quelle più intraprendenti, e sono gli affanni del prete medio, il quale corre e rincorre gli eventi per conservare la tradizione che abbiamo ereditato dal passato e arrabattarsi con il nuovo che incalza. Una via di uscita intelligente, questa è stata l’osservazione dei più, può essere costituita dalle Unità Pastorali. Esse non sono un ulteriore fardello che arriva dall’inedito che si profila all’orizzonte, ma una risposta sapiente che consente di costruire una chiesa maggiormente fraterna, che predilige la formazione e la missione, distribuendo i carichi di responsabilità, senza lasciare il parroco di turno isolato e sotto pressione costante. Così mi sono permesso di segnalare che i documenti del magistero insistono sul ruolo dell’Azione Cattolica in questo scenario delle UP. All’AC si riservano dei paragrafi ad hoc. Essa facendo suo il fine apostolico della Chiesa non si ritira di fronte al progetto delle UP. Sono del parere che potrà portare un contributo essenziale essendo una associazione popolare e relazionale, e quindi consentire di evitare che le UP siano una operazione logistica ed ingegneristica. Con il suo inserimento attivo la rete interparrocchiale potrà svilupparsi come una forma di comunione, di intesa tra credenti, di chiesa sul territorio maggiormente aderente ai sogni conciliari. Che bello!