Abbasso i preti che fanno politica!

‘Abbasso i preti che fanno politica e a tutti i cattocomunisti!’: così si sente mormorare o dichiarare ad alta voce anche nei nostri ambienti pastoralnazionali. Può esserci del vero. Infatti ci sono in circolazione cert’uni che trasformano le omelie in proclami elettorali o in programmi amministrativi. Non mancano poi, macchiette antiche e nuove, coloro che distribuiscono i fatidici ‘santini’ sopra la scrivania delle canoniche o spudoratamente al mercato paesano. In ogni caso, se togliamo l’anima politica e sociale al Vangelo, nella sua accezione alta e nobile, noi sfiguriamo il Vangelo stesso, lo deformiamo, lo riduciamo ad esercizio di pietà intimistica. La pagina della moltiplicazione dei pani e dei pesci è incontrovertibile. E’ testo di riferimento essenziale che assieme ad altri capitoli biblici rivela il pensiero sociale di Dio, la sua visione della città degli uomini. Lui domanda ai suoi figli, educandoli effettivamente e simbolicamente, la fraternità e la condivisione. Ieri, mentre consumavo la mia frugale cena serale, non per mancanza di cibo, ma forse per smanie dietologiche, sono sobbalzato sulla sedia disgustato ed incredulo. Il noto TG1 dopo 13 minuti di cronaca passa con sgradevole nonchalance al gossip estivo. Possibile!?! A ricordare l’urlo dei disperati nel corno d’Africa rimane solo il nostro Papa all’angelus domenicale? Ingioiellato alla bavarese via, come taluni sogghignano, ma tuttavia coerente e preoccupato. Dov’è finito il cattolicesimo sociale di inizio ‘900? E’ rimasto materiale per cultori delle foto in bianco e nero e per qualche appassionato di storia locale? ‘Voi preti occupatevi delle anime delle vecchiette, vicine alla meta finale! Lasciate che la politica la facciamo noi, maschi!’: bordata ricevuta a ripetizione da un amico, rappresentativa però di tutto un umore da retrobottega della nostra società e anche dei nostri ambienti parrocchiali. E chi sono i preti? Forse un terzo genere, neutro e asessuato, collocato tra femmine (o meglio vecchiette) e maschi? E che cos’è il Vangelo? Forse camomilla per vecchietti e donnine confuse?

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4 thoughts to “Abbasso i preti che fanno politica!”

  1. Negli anni ’60-’70, gli anni del boom economico, gli anni in cui sono cresciuta, sembrava che il progresso che stava avanzando al galoppo, a cui nessuno era preparato e di cui nessuno conosceva le conseguenze, sembrava, ci si illudeva, che dovesse portare solo che bene. Sembrava che non ci fosse più bisogno di Dio, che l’uomo, nel suo delirio di onnipotenza, ce l’avesse finalmente fatta ad affrancarsi dalla sua ‘schiavitù’. Nulla di più falso, naturalmente. In realtà si trattava solo di una trappola tesa dal maligno, sempre in agguato, sempre pronto ad approfittare di ogni nostra debolezza. Purtroppo in quella trappola ci sono caduti in molti e hanno dato origine al relativismo. Il relativismo esclude Dio e la fede dalla vita dell’uomo e di conseguenza esclude anche il Vangelo e la Chiesa.
    Purtroppo, nemmeno la Chiesa era preparata a quanto è accaduto, e nonostante avesse a capo un Papa Santo, Papa Giovanni Paolo II,
    non è riuscita a difendersi e a difendere il Vangelo, adeguatamente. Adesso ne sta pagando le conseguenze.
    Il relativismo in questi ultimi anni ha messo radici profonde e a volte sembra addirittura che abbia sradicato il cristianesimo. Naturalmente non è così, ma non sarà facile per la Chiesa dare nuovamente autorevolezza alla sua voce, e farsi ascoltare. Non a caso la Madonna a Medjugorje, ci invita spesso a pregare per i Sacerdoti.
    Lei ce la sta mettendo davvero tutta. Continui così!
    Non mancherò di pregare per lei.

  2. Preghiera e impegno sociale non sono in contraddizione, ma vanno obbligatoriamente insieme. Una preghiera che non supporti un impegno per migliorare le condizioni storiche è sterile (cfr. Gc, 2, 14-17), un impegno nel sociale o nel politico che non si nutra di preghiera come minimo non è cristiano e rischia di diventare pura tecnica di potere. Per dirla con Gramsci: buona teoria e buona prassi marciano insieme.

    Bisognerà piuttosto guardarsi da una commistione con la politica che consista nell’alleanza del trono e dell’altare: dai tempi di Costantino fino al card. Spellman che benediceva i cannoni inviati in Vietnam, la casistica è ampia. E bisognerà pure guardarsi da forme di devozione che distolgano dall’oggi: faranno forse piacere ai commentatori del TG1 (e 4, e 5…) ma non sono cristiani. Credere nel Dio incarnato e sfuggire a un impegno nella storia, è una contraddizione.

  3. L’altra settimana ho partecipato ad un incontro il prof. Piero Stefani,
    un noto biblista e studioso di Ebraismo.

    Tra le varie argomentazioni sul comandamento “Non nominare il nome di Dio invano”, il prof. asseriva che da questo comandamento è nata la laicità.
    Infatti quel invano, viene inteso come “non nominare a vuoto”; ossia ci sono dei “luoghi” in cui si puo nominarlo e altri no.
    Di conseguenza ne è deriva che ci sono “luoghi” e “momenti” in cui c’è la pertinenza di Dio e altri no. La laicità non è un invenzione moderna…

    Mi scusino i biblisti in ascolto, per questa mia interpretazione del secondo comandamento.

    Tutto questo è per solo ironizzare su questa gente che non sà di osservare faresaicamente il secondo comandamento.

    Diego.

  4. Quando mi capita di vedere qualche reportage sui bambini in Africa che patiscono la fame e la sete, è come se ricevessi un pugno sullo stomaco. Vedere questi bimbi con la pancia gonfia, le mosche che indugiano sui loro volti, con questi occhi smisurati che ti guardano, mi fanno vergognare di vivere nel mio mondo dorato, dove ci si concede il lusso di scaricare lo sciacquone usando acqua potabile.
    Ciò nonostante, volendoli aiutare, non saprei da dove incominciare : l’adozione a distanza? l’invio di un obolo a qualche associazione (AMREF, AIBI, MEDICI SENZA FRONTIERE,ECC…)? la raccolta di indumenti usati o medicinali?
    In effetti, non esiste una politica sociale, non c’è una volontà da parte di chi governa (siano di destra o di sinistra) che miri a compensare le disparità economiche che affliggono i più sfortunati della terra. Anzi, la politica degli ultimi decenni ha portato ad una società di ricchi sempre più ricchi e di poveri sempre più sotto la soglia della sopravvivenza. Non credo fosse a ciò che mirava John Kennedy, sostenitore del sogno americano. Eppure ci siamo conformati sempre più alla società americana, promotrice di politiche estere, volte solo ad ottenere un tornaconto economico. Si interviene in Kuwait, per liberare i pozzi di petrolio, ma non si muove un dito per aiutare il Bangladesh, dove più volte intere regioni sono state rase al suolo da alluvioni e conseguenti epidemie di tifo e colera. Si è tenuto in piedi una guerra in Vietnam durata più di un decennio, ma non si è speso un cent per fermare gli sterminii in Sudan.
    Mi chiedo come può l’uomo occidentale considerarsi un uomo libero. La libertà sta nella coerenza! I nostri governi, tutti impegnati a far bella figura a far quadrare i bilanci (utopia!) di uno Stato che fagocita gli introiti provenienti dal gettito degli italiani, non riescono a guardare oltre il loro orizzonte, relativo alla rielezione al prossimo turno di voto.
    Ciò nonostante, l’Italia è lo Stato europeo che, per posizione geografica e per la cultura che ci deriva dai nostri flussi migratori, più di tutti attua una politica di accoglienza, arrancando e facendo anche qualche ammissione di inadeguatezza dei mezzi, ma comunque con generosità. Lampedusa è un esempio di tolleranza e solidarietà. Non credo che quello italiano sia un popolo chiuso. Il volontariato in Italia conosce numeri altissimi di adesione. Ma questo non basta a chiamarci fuori.
    Purtroppo oramai i politici agiscono secondo l’esempio di società che hanno in testa. Non ci sono più ideologie ‘buone’ da percorrere. Oramai conta la realizzazione personale, la visibilità, il dio denaro, il potere!
    Io credo nella politica della famiglia. Si comincia dal nostro stile di vita ad insegnare ai bambini la politica del Vangelo, il valore della solidarietà.
    Solo con il buon esempio si potrà riuscire a fare in modo che i nostri figli, crescendo e diventando agenti di quella che sarà la loro società, imparino a prendere in considerazione, nelle loro politiche future, anche chi ha bisogno, chi non ha l’indispensabile!
    In tutto questo, credo che i rappresentanti della Chiesa abbiano il privilegio di farsi promotori della divulgazione del Vangelo, facendo conoscere l’esempio e la politica sociale di Gesù.
    Mi auguro che non sottovalutino mai questa grande opportunità!

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