Listening!

Ho terminato proprio ieri l’ennesimo corsetto di inglese in quel di Oxford. La pagellina finale non è malaccio, anzi. Tuttavia c’è un elemento che ancora stenta ad irrobustirsi: il Listening (l’Ascolto). Quando ho letto il rapportino della Scuola ci sono rimasto male. Qualcosa di pungente mi colpiva  e mi feriva in profondità… dove si annida la mia smania di perfezionismo. Nulla di nuovo per me. Solo la conferma salutare di quanto sia importante recuperare la giusta dimensione, con umiltà. E su questo Listening, faticoso ed incerto soprattutto quando si tratta di comprendere l’Inglese colloquiale, fluido e stracarico di rimandi e di modi di dire (quello che arriva da Radio  e TV), si è innestata una riflessione che ha una qualche dignità per essere condivisa. Mi sono interrogato sulla qualità del mio ascolto di pastore. Ascolto tecnico e frettoloso? Ascolto da gossip per non perdere l’ultima? Ascolto distratto o peggio infastidito? Oppure ascolto affettuoso, compassionevole, attento ai ‘dialetti’, ai sottili rimandi, alle sfumature, alle accentuazioni personali? Ascolto paziente e libero di chi non pretende di afferrare immediatamente? Ascolto intelligente e paterno? Pur essendo un povero, mezzo sordo mi auguro di  non portare a casa voti scarsi.

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11 thoughts to “Listening!”

  1. Lo dici tu stesso, l’ascolto è difficile è una delle cose più difficili nella vita… a volte ascoltiamo solo quello che ci piace ascoltare sia degli altri che di noi stessi. Quando ero bimbetta con una cugina ho passato 15 gg. a Villa Santa Maria di Poffabro, dove ora c’è il convento con la nostra Suor Daniela, e ricordo che facevano (i grandi) il ritiro spirituale e non si poteva parlare. Non capivo, mi adattavo, io accompagnavo la cugina grande…. ora sì, ora so che per mettersi in ascolto è molto importante stare in silenzio…… ciao !

    1. Un ascolto dove i primi ad essere ascoltati siamo noi stessi. Questa è la partenza: ascoltarsi, ascoltare il canto del bene e l’urlo del mostro che si agita nella nostra psiche. Ascoltarli per interpretarli, interpretarli per agire, per liberarci, per amare.

  2. Non poche volte la mancanza di volontà ad ascoltare si alza come un muro che ci impedisce a trattenersi davanti al tabernacolo per ascoltare Lui, il Signore della Vita.

    1. Davanti al tabernacolo, come di fronte al povero che ti importuna, o all’arrivo di un bambino, al sorriso di una sposa, alle lacrime della madre… anche dentro alle nostre povertà. Soprattutto li il mistero della verità abita e chiede di essere ascoltato.

  3. Caro don Fabrizio, voglio dirti qualcosa riguardo al tuo Listening! Credo che quelle che seguono ti appariranno frasi “confusionate” o “scombinate”, come d’altra parte lo sono io in questo momento, ma ti voglio dire queste cose perchè mi vengono spontanee e dal cuore e perchè comunque le percepisco quando ti parlo e tu ascolti.
    Sono sempre rimasto colpito dal fatto che quando mi ascolti stai sempre in assoluto silenzio. Forse è banale quello che dico ma il più delle volte capita, nel quotidiano, di assistere a conversazioni nelle quali ci si interrompe continuamente, ci si parla e ci si sovrappone e alla fine non si capisce nulla. Ebbene l’impressione che ho è che quando tu ascolti ti sforzi di vedere con gli occhi e di sentire ciò che ti viene detto per recepire: non giudichi ma semplicemente ti metti in ascolto cercando di immergerti nel vissuto e nelle situazioni per comprendere realmente chi sono e cosa posso fare per migliorare. Quando poi arrivano i tuoi consigli capita di risponderti “non ti capisco” oppure “non mi ascolti”… che paradosso!… forse perchè costa fatica riconoscere i propri limiti, le propie debolezze!
    Comunque, credo che anche il don Giacomo sia rimasto colpito dal tuo Listening … se non sbaglio lo ha scritto sul bollettino predisposto in occasione del tuo ingresso a Prata e lo ha ribadito alla fine della celebrazione domenica scorsa. Cosa mi dici? Mandi Paolo

  4. Regola di S. Benedetto
    Prologo
    Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno,. in modo che tu possa tornare attraverso la solerzia dell’obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per l’ignavia della disobbedienza.. Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla volontà propria, impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza per militare sotto il vero re, Cristo Signore.

    1. Caro don Giovanni, gran bella cosa l’obbedienza, da ob-audire. Ascolto serio e operativo! Obbedienza da dare al Maestro di vita comunitaria, e nel contempo al Maestro Interiore, al fratello della porta accanto, al povero, all’ultimo dei tuoi parrocchiani. E’ così che la vita non procede monotona e che possiamo evitare di far malanni. Lo dico on line innanzitutto a me stesso!

  5. Bene bene, finalmente ti ho trovato.Il lavoro in quel di Prata forse ti sembra troppo impegnativo.Ma io so che tu ami ascoltare e ami le nuove sfide. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, avere il coraggio di trovare modi nuovi per parlare di Dio, pur coltivando con passione ciò che è stato seminato nelle stagioni passate. Non è facile coniugare fedeltà e creatività,ma nel frastuono di questo paese che forse corre un pò troppo, tu certamente troverai la via giusta per dare la carica e una nuova energia a questa comunità forse un pò “adagiata” sul suo benessere. Personalmente ti stavo aspettando, sentivo nell’aria il soffio dello Spirito che ti preannunciava; Dio conta su di te, anzi conta su di noi e non possiamo deluderlo. Mi hai visto all’opera con quei giovani; io ci metto tutta la passione, ma sarei molto felice ricevere alcune dritte da uno esperto come te! Cerchiamo insieme di creare una cordata in questa comunità, solo cosi’ raggiungeremo le vette più alte!A presto Sergio

    1. Caro Sergio, mi metti quasi in imbarazzo. Mi fa piacere ovviamente ricevere stima e tuttavia non ritengo di essere un ‘esperto’. Come dici tu, penso che la ‘cordata’, il fare rete potrà accendere nel flusso della tradizione il nuovo che domanda di uscire alla luce. E’ finita la stagione del prete carismatico e trascinatore eroico di folle (meno male!). La santità è e sarà santità comunitaria. Quella è capace di trascinare più che di intimorire.

  6. Tutti parlano, pochi ascoltano!Parafrasando San Paolo oserei dire che l’ascolto è paziente, l’ascolto è benigno, l’ascolto rispetta, l’ascolto non giudica, l’ascolto sopporta. Oggi c’è bisogno di capire, c’è bisogno di fermarsi, c’è bisogno di ascoltare…ma c’è bisogno di parole che non dice mai nessuno!

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