La pietra di Sisifo e l’effetto elastico

I giudizio di don Ugo Lorenzi, docente di catechetica alla facoltà teologica dell’Italia settentrionale, sulla catechesi in Italia e specificatamente al Nord, pur essendo un tantino impietoso, lo trovo sostanzialmente condivisibile. Ecco la sua analisi, sintetizzata e parafrasata.
Negli ultimi decenni si è fatto uno sforzo di riassestamento, di riforma, per restituire alla comunità cristiana il suo ruolo centrale come madre e maestra, e si sono spostate energie formative dal settore bambini/ragazzi/ giovani a quello degli adulti. È una ricentratura, e quindi da un ‘puericentrismo’ ad una pastorale/catechesi per la famiglia e con la famiglia. Oltre ad un ampliamento di target si è cercato di innovare nei metodi, nelle proposte, nei ritmi immettendo fantasia e nuove soluzioni. In ogni caso, la conversione catechistica per il nostro autore risulta alla fine parziale e poco soddisfacente. Ha dato l’impressione agli operatori coinvolti di essere come Sisifo alle prese con la sua pietra. Quando essa stava per raggiungere la sommità del monte rotolava inesorabilmente a valle per la forza di gravità.
Esiste, secondo don Ugo Lorenzi, una forza di gravità che fa ritornare il tutto al punto di partenza, alle abitudini consolidate del passato, ad una catechesi placida. Sostenere il cambio di passo non è cosa scontata. Formarsi in termini permanenti, non sedersi, sperimentare domanda un sacco di energie e una buona dose di robuste motivazioni. Il paragone lo trovo accattivante ed esportabile per descrivere lo stato della pastorale nostrana e italiana. La nostra Chiesa diocesana si è data da Febbraio un interessante strumento che descrive lo scenario dei prossimi anni: ‘Comunione e annuncio nella corresponsabilità. Orientamenti di riordino delle foranie e Unità Pastorali per la nuova evangelizzazione’.  Esso traccia le coordinate per la progettazione pastorale, vale a dire: corresponsabilità, pastorale integrata e missione. Si concentra poi sul profilo delle Foranie e delle Unità Pastorali, che saranno i luoghi fondamentali per creare rete e permettere alle nostre comunità di essere non solo capaci di custodirsi, ma anche in grado di porsi in stato di ‘uscita’, con un atteggiamento missionario.
L’esortazione postsinodale di papa Francesco ‘Evangelii Gaudium’, dà propulsione ulteriore a tutto l’impianto. Ora, sono già in atto dei processi di conversione pastorale. Vedasi a mò di esempio la sperimentazione di ‘Alfabeto della fede’, percorsi di secondo annuncio per genitori, coordinamento delle caritas, proposte formative pensate tra parrocchie e tra unità pastorali, e così via. A questo punto, va detto che non siamo esenti dalla tentazione a rallentare, a pensare con nostalgia ai bei tempi passati, a gettare la spugna. Il coraggio e la fiducia a cui siamo invitati, possono essere i fattori determinanti. Siamo chiamati a trasformare la pietra di Sisifo, ovvero tutta la novità pastorale, sulla quale poniamo mano e spingiamo, come il vero punto gravitazionale. Se ci crediamo convintamente, se la troviamo buona, bella e vera, potrà essere forza centripeta, aggregativa. Sarà la ‘pietra’ stessa a trascinarci, rotolerà con agevolezza verso… l’alto.
Ci si consenta un’ultima battuta e immagine per completare il ragionamento. Ci teniamo a dire che se la pietra rotolerà verso l’alto, rotolerà in modo progressivo e continuativo. Come fanno infastidire coloro che appartengono alla confraternita del: ‘abbiamo fatto sempre così’; allo stesso modo sorprendono e fanno innervosire quelli che recitano: ‘noi siamo già arrivati, ci siamo già’, rivelando una presunzione olimpionica. Un sintomo di salute nella progettazione e nei cammini pastorali è l’effetto elastico. Quando ci si avvicina agli obiettivi che ci si è dati e si assaporano i frutti del lavoro, essi scappano in avanti e ci mettono nuovamente in una tensione ottimale. Impossibile annoiarsi e dormire. Auguriamo allora una quaresima creativa e gioiosa.
Le facce e le pastorali ripetitive e da quaresima le lasciamo ad altri.
Don Fabrizio

(tratto da ‘Collegamento Pastorale’ supplemento de ‘il Popolo’ del 01.03.2014 – Diocesi Concordia-Pordenone)

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Perdono posticipato

Audio Omelia 23.02.2014

Domenica 23 febbraio 2014

Letture: Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1 Cor 3,16-23; Mt 5,38-48

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

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Sapienza sana

Audio Omelia 16.02.2014

Domenica 16 febbraio 2014

Letture: Sir 15,15-20; Sal 118; 1 Cor 2,6-10; Mt 5,17-37o

Dal vangelo secondo Matteo
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:] «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché [io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non uccidere”; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.] Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!
[Avete inteso che fu detto: “Non commettere adulterio”; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.]
Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, càvalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tàgliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio”; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
[Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto]: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. [Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno».]

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Sotto una buona stella

Incuriosito dalla pubblicità alla tele e da una recensione di Famiglia Cristiana, mi decido per il film di Verdone ‘Sotto una buona stella’. Risate a crepapelle si sono alternate a commozione e …lacrime, tante. Alla fine della proiezione ne avevo la faccia lavata, eppure non mi sono vergognato. Un film per me liberatorio, intenso e rilassante. Andandomi a leggere alcune recensioni colte e giustamente critiche, ripensandoci sopra con occhi più attenti mi sono fatto un’idea meno entusiasta, e purtuttavia lo trovo comunque un bel film, nonostante le sue cadute di tono. La storia in effetti è una soap opera, leggerina, robetta per attricette. Una relazione interrotta, un padre che ‘abbandona’ i figli, una relazione con una giovane donna rampante, una carriera nel mondo della finanza. Quindi una crisi nell’holding finanziaria rispariglierà le carte, ma sempre di incroci relazionali all’italiana si tratterà.  Il ricorso al linguaggio volgare è regola abituale e centrale, per non citare tutte le ambiguità, le allusioni e le imitazioni del sesso in chiave comica che il regista poteva risparmiarsi. Aggiungasi che Verdone non mi è mai piaciuto, eppure… eppure la visione di ‘Sotto una buona stella’ rimane una buona scelta. C’è qualcosa ‘inside’ che mi convince, che mi attrae. Forse il fascino della bella Cortellesi? Direi che è una attrice splendida e simpaticissima. Non solo fa da àncora al Verdone, ma lo esalta, ne fa uscire il meglio di sé. Una coppia veramente indovinata. In ogni caso, parlando onestamente, l’elemento Cortellesi è importante nel mio giudizio, ma senza esserne quello decisivo. Ecco il punto: ‘Sotto una buona stella’ racconta i sentimenti. Racconta in modo vero sentimenti veri. La pellicola trabocca di tenerezza, di autentici sensi di colpa, di affetto, di repulsione e di attrazione, di innamoramento, di accoglienza e di perdono, di tristezza e di gioia, di noia e di stupore, di rabbia e di allegria. E i sentimenti veraci coinvolgono e commuovono. Ho il sospetto che la bravura nell’interpretare la sequenza dei sentimenti venga dalla trama quasi autobiografica. Gli attori, Verdone in testa, si sono così identificati due volte con il copione, avendo già vissuto nella vita reale esperienze similari. Inoltre, a dare un tocco di struggente umanità, è la fragilità dei personaggi. Essa emerge dalle piacevolissime gags, surreali talvolta e nel contempo molto quotidiane e nostrane. Forse esiste una motivazione ancora più profonda come ragione del mio voto alto al film di Verdone. Mi sto riconvincendo che la vita, per quanto santa e disciplinata sia, rimane cammino dove si fa i conti con la fragilità, il limite, gli imprevisti e gli incidenti vari, il peccato. E per vivere in modo normale e felice, equilibrato e santo, abbisognamo di prenderci in giro un po’, di sdrammatizzare. In altre parole, abbiamo il diritto ad una vita imperfetta. La smania della perfezione a tutti i costi, anche e soprattutto cristiana, ci renderà la vita una condanna, una corsa disperata a fare sempre meglio, complicandoci all’inverosimile le cose. Mi vien quasi da ringraziare il Signore, da ‘dargli un bacio’ per un Verdone, burino quanto si vuole, però capace di rilassarci perché ci restituisce la nostra umanità, bellissima pur con le sue inconsistenze. Umanità da redimere a da amare.

 

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Luce da mostrare

Audio Omelia 09.02.2014

Domenica 9 febbraio 2014

Letture: Is 58,7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

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Simeone ci vede, a differenza di…

Audio Omelia 02.02.2014

Domenica 2 febbraio 2014

Letture: Ml 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40

Dal vangelo secondo Luca [Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».] Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

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Se cerchi la gioia… ti scappa!

Audio Omelia 26.01.2014

Domenica 26 gennaio 2014

Letture: Is 8,23b – 9,3; Sal 26; 1 Cor 1,10-13. 17; Mt 4,12-23

Dal vangelo secondo Matteo
[ Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». ]
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

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