La Parola di Dio: tra il ritmo e il caos della vita spirituale

La vita spirituale, la vita impostata in sinergia con i desideri dello Spirito, è un procedere ritmato, sensato, regolare perché lo Spirito è il contrario del caos e dell’improvvisazione inconcludente.

Proviamo a dare alcune dritte di tipo pedagogico, senza scadere nella banalizzazione, per danzare le giornate tenendo il ritmo dello Spirito (il ‘respiro’ di Dio) e il ritmo della Parola del giorno. Gli umani sono creature segnate dal cadenzare del tempo, dal ritmo giorno e notte, veglia e sonno, attività e riposo. Tale ciclicità quotidiana dà il ‘là’ ad altre tipologie di scansioni: settimanali, mensili, annuali… alle fasi e stagioni della vita… sino ai cicli liturgici ed ecclesiali. Si interromperà con la morte per entrare nel battito del cuore di Dio, per sempre. Per il cammino credente sarà il Vangelo del giorno a segnare il tempo, a caricarlo di sensatezza e direzione, di luce e di bellezza. Intorno ad esso è possibile organizzare il tempo.  Ecco la prima evidenza pedagogica, la pagina della Parola che la chiesa oggi ci consegna è il rito e il ritmo per una formazione permanente, altrimenti sarà una dispersione frenetica o pigra permanente ed insoddisfacente.

Gli spazi tra una battuta e l’altra, gli intervalli non vanno scambiati per dei vuoti da riempire a casaccio, sono piuttosto delle fasi determinate dalla Parola che vanno ben individuate ed interpretate con fedeltà e intraprendenza. La ‘meditazione’ della Parola, la ‘custodia’ nel cuore della Parola, la sua ‘realizzazione’ concretissima consentiranno di attraversare la giornata e di chiuderla lasciandoci scrutare da essa. Faremo l’esperienza della paternità di Dio. Egli ci darà il buongiorno e ci bacerà con il bacio della notte sussurrandoci una Parola che avvierà e concluderà i nostri passi, che ci riempirà di stupore e di gratitudine, di consolazione e senso di riconciliazione. Ricordo come il Card. Martini incoraggiava i laici a darsi tre minuti al mattino per aprire la Parola del giorno, per nutrirsi in una veloce e nutriente colazione simile alla porzione di manna data ad Israele per il suo viaggio. Evitiamo di pensare nostalgicamente a lectio prolungate di impostazione monastica impraticabili in forma routinaria. Quelle tuttavia di tanto in tanto si potranno godere, preferibilmente lungo gli itinerari formativi della propria associazione di base o in pause annuali dedicate ad hoc alla preghiera e alle attività interiori. Da non trascurare il consiglio di scriversi su un post-it (biglietto adesivo) il passaggio più significativo, da dove lo Spirito ci ha ammiccato. Lo si può tenere in tasca o appiccicare al frigorifero… ma in realtà per portarlo nel cuore e farlo interagire con ciò che accade e ci tocca dentro. Sarà una Parola che aprirà gli occhi, fornirà intuizioni, permetterà un discernimento, indicherà il da farsi e la scelta da prendere. Non manchino quindi alla sera, in forma speculare, i tre minuti simbolici e rituali per una verifica del tragitto quotidiano sempre alla luce della fiaccola della Parola. Ci si addormenterà con un animo che tenderà a rilassarsi pacificato e riordinato. Il Padre poi proseguirà misteriosamente la sua opera formativa nel profondo dei suoi figli vegliando con tenerezza.

 

don Fabrizio De Toni

assistente centrale per il Settore Adulti di AC

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Chiamati a fare memoria dell’essere non solo figli ma padri.

Domenica 13 gennaio 2019

BATTESIMO DEL SIGNORE

(Lc 3,15-16.21-22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

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Esortati ad essere comunità credente significativa ed incisiva

Video commento del Vangelo di Domenica 9 dicembre 2018 (Lc 3, 1-6):

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

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Gettarci dentro la storia

Video commento del Vangelo di Domenica 11 novembre 2018 (Mc 12,38-44):

 

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

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Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato

 

Audio intervento 30.09.2018

Breve lectio

Lettera agli Ebrei 1,1-6

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.  Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto:

Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?

E ancora:

Io sarò per lui padre

ed egli sarà per me figlio?

Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice:

Lo adorino tutti gli angeli di Dio. 

 

 

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Sigismondi Gualtiero – “Accompagnare il camminare insieme”

Dal 18 al 20 giugno presso Casa San Girolamo a Spello gli Assistenti nazionali e regionali di AC hanno vissuto un tempo di fraternità e riflessione sul tema “Accompagnare il cammino insieme”.

“Il nostro ruolo di assistenti è quello di essere complici della sinodalità sapendo bene qual è il nostro posto. È una scuola di formazione permanente per noi e per i laici ed è una scuola di comunione con specializzazione in sinodalità” queste le parole con cui mons. Sigismondi  ha concluso la tre giorni facendo sintesi di quanto emerso dalle riflessioni condivise e aprendo nuove piste di lavoro per gli assistenti dell’associazione.

Audio della relazione di Mons. Sigismondi, Assistente generale di Ac.

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Sigismondi Gualtiero – Convegno delle Presidenze diocesane AC – La religiosità popolare

 

AUDIO – Ad un anno dall’inizio dei festeggiamenti per il 150° anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica i delegati delle Presidenze diocesane di tutta Italia si sono incontrati a Roma, presso la Domus Pacis, per partecipare al Convegno delle Presidenze diocesane. Il tema della tre giorni romana è stato “Un popolo per tutti” e, nel pomeriggio di sabato, si è tradotto in un cammino comunitario verso tre luoghi di Roma sedi di altrettanti mini-convegni tutti legati agli aspetti della popolarità.

Di seguito è possibile ascoltare l’audio dell’intervento del Vescovo Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico generale dell’AC, presso il Santuario della Madonna del Divino Amore.

Audio della relazione del Vescovo Gualtiero Sigismondi

 

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Luigi Alici al Convegno delle Presidenze diocesane AC

Il prof. Luigi Alici, professore di filosofia morale presso l’università degli Studi di Macerata, è intervenuto al Convegno delle Presidenze diocesane nella mattinata di sabato 28 aprile proseguendo la riflessione sul tema “Tanti popoli… un popolo: la categoria del popolo nella teologia di papa Francesco” già avviata da don Cesare Pagazzi (di cui ho pubblicato l’audio nel post precedente).

Di seguito è possibile ascoltare il suo intervento.

Audio della relazione di Luigi Alici

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Cesare Pagazzi al Convegno Presidenze diocesane AC.

 

Circa in seicento hanno partecipato al Convegno delle Presidenze diocesane di Azione Cattolica tenutosi a Roma, presso Domus Pacis, dal 27 al 29 aprile scorsi.

Tema dell’evento “Un popolo per tutti” a sottolineare l’identità dell’Azione Cattolica nella società italiana e allo stesso tempo promuoverne il cammino futuro.

Di seguito è possibile ascoltare la relazione di Don Cesare Pagazzi, professore di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, che ha aperto la mattinata di lavori di sabato 28 aprile con il tema ” Tanti popoli… un popolo: la categoria del popolo nella teologia di papa Francesco”:

Audio della relazione di Don Cesare Pagazzi

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Camminare (sempre) insieme al popolo di Dio

Annunciamo il percorso disegnato per i prossimi due convegni per le presidenze diocesane. Sarà affrontata la tematica del “santo popolo di Dio in cammino”. Innanzitutto quest’anno sul versante pastorale con tutte le sue implicanze etiche e sociali, compreso il fenomeno della pietà popolare, il prossimo su quello dei contesti urbani sfarinati e complessi abitati dal popolo. Nelle assemblee cercheremo di evitare un approccio elucubrativo ed accademico. Faremo piuttosto, senza rinunciare all’analisi teologica e al confronto, un “bagno di popolo”, un’immersione nell’esperienza, nei colori e negli odori del popolo. Il magistero di papa Francesco, Evangelii Gaudium (EG) in primis, si fonda sulla Teologia del popolo. Essa è nata da una scuola argentina (scuola di Buenos Aires), all’indomani del Vat II, per trovare delle traduzioni ecclesiali proprie per l’America Latina della categoria biblica e conciliare della chiesa immaginata come popolo di Dio (Lumen Gentium Cap. II). La Teologia del popolo, di cui Francesco è sia figlio che padre, si pone nel solco delle teologie della liberazione in modo originale. In comune con esse ha l’amore per i poveri e la tensione per una liberazione integrale dell’uomo. Il sostantivo più ricorrente in EG è “popolo”, utilizzato ben 164 volte. La chiesa come santo popolo di Dio, e conseguentemente la Teologia del popolo, sono il luogo da cui Papa Francesco elabora il suo pensiero. Badate bene che l’operazione riflessiva non viene condotta a tavolino, ma dentro al popolo, in un corpo a corpo che consente di conoscerne le aspirazioni, di annusarne le condizioni, di soffrirne le pene, di goderne i segni di libertà. Fare chiarezza sulla pietra fondante del suo magistero ci permette di comprendere l’insistenza su alcuni capitoli decisivi. Ecco introdotta la convinzione che il popolo di Dio non è in prima battuta il destinatario dell’azione evangelizzatrice. Esso è piuttosto l’attore principale, il soggetto evangelizzante. La chiesa è o non è popolo chiamato ad uscire per narrare la bellezza della misericordia? La pietà popolare, modalità con la quale si esprime con spontaneità il popolo di Dio, diventa così una potente confessione di fede, la via ordinaria con la quale si trasmette la gioia di credere. I nostri approcci occidentali alla religiosità popolare sono in prima battuta sospettosi e critici. Immediatamente la si avverte come realtà da purificare ed evangelizzare, piuttosto che come forma autorevole e dalla quale imparare di narrazione evangelica, con delle ripercussioni notevoli di tipo culturale, sociale e financo politico. La stessa relazione pastori e popolo è invitata a convertirsi. Il pastore quindi la smetta di pretendere di stare di fronte al popolo, pontificando dalla cattedra e pretendendo docilità senza previo ascolto. A Cartagena in Colombia nel viaggio apostolico del settembre 2017, intrattenendosi con un gruppo di 65 gesuiti, il Papa se ne è uscito dicendo: “Il popolo di Dio ha olfatto… a volte il nostro compito consiste nel metterci dietro (tipica posizione del discepolo)… Il pastore deve assumere tutti e tre gli atteggiamenti: avanti a segnare la strada, in mezzo per conoscerlo, dietro perché nessuno resti dietro”. Se il pastore si incaponisce di non mollare affatto la sua posizione di capo fila cadrebbe nel clericalismo becero e arrogante, chiuderebbe le orecchie alla voce dello Spirito che esce dalla bocca del popolo, non avvierebbe una cammino di vera sinodalità e corresponsabilità. Starsene inesorabilmente nel mezzo lo porterebbe al qualunquismo e a scomparire nella massa rinunciando ad un servizio di vigilanza e di paternità. Attardarsi inesorabilmente sempre tra le retrovie lo condannerebbe a perdere lucidità e profezia. Da ultimo vorrei metter in luce il popolo di Dio come “luogo teologico”, come fonte da cui elaborare una teologia che abbia a cuore la storia. Papa Francesco esorta i teologi ad entrare nel grembo del popolo per ascoltarne aneliti e patimenti, per apprendere dal suo fiuto e istinto della fede (sensus fidei) che discerne gli impulsi dello Spirito. Quindi la teologia del popolo la si fa a partire dal popolo. Esiste una teologia pratica del popolo vissuta nella quotidianità, nella preghiera, nella pratica delle opere di misericordia, formulata con il suo apparato simbolico più che razionalizzando. Avviandoci a concludere, mi piace riportare le parole provocatorie di Papa Francesco rivolte ai membri del FIAC il 27 aprile del 2017: “L’Azione Cattolica non può stare lontano dal popolo, ma viene dal popolo e deve stare in mezzo al popolo. Dovete popolarizzare di più l’Azione Cattolica. Non è una questione d’immagine ma di veridicità e di carisma. Non è neppure demagogia, ma seguire i passi del maestro che non ha provato disgusto per nulla. Per poter seguire questo cammino è bene ricevere un “bagno di popolo”. Condividere la vita della gente e imparare a scoprire quali sono i suoi interessi e le sue ricerche, quali sono i suoi aneliti e le sue ferite più profonde; e di che cosa ha bisogno da noi. Ciò è fondamentale per non cadere nella sterilità di dare risposte a domande che nessuno si fa. I modi di evangelizzare si possono pensare da una scrivania, ma solo dopo essere stati in mezzo al popolo e non al contrario”. Il populismo e la demagogia parlano alla pancia e sono interessati ad imbonire, qui al contrario si parla al cuore per stanare e far uscire l’AC con tutto il suo patrimonio migliore. Ci uniamo volentieri allora al santo pellegrinaggio e alla santa carovana del santo popolo di Dio.

Don Fabrizio De Toni (Assistente Nazionale settore Adulti AC)

Articolo tratto dalla rivista dell’Azione Cattolica Italiana “Segno” (Numero 1 – Marzo 2018).

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