Anno della misericordia

misericordia

Leggo su ‘Rivista del clero’ un accattivante articolo di Enzo Bianchi, noto biblista italiano, fondatore della comunità monastica di Bose, scritto a pochi mesi dall’elezione di Papa Francesco. Vi trovo spunti e considerazioni che ancor oggi mi intrigano. Bianchi analizzava il genere letterario di Bergoglio e le parole più ricorrenti. Ne veniva fuori che ‘gioia’ campeggiava al primo posto e, non proprio a ruota, arrivava per seconda ‘misericordia’. Ad un paio d’anni di distanza la classifica si ribalta. Con la Bolla di indizione del Giubileo ‘Misericordiae vultus’ e dal recente magistero si evince, senza tema di dubbio, come la categoria emergente sia quella della misericordia. Essa è l’asse portante del suo pensiero, della sua sensibilità e della sua azione pastorale. Le viscere di misericordia del Padre divengono così le viscere che ispirano gesti, parole, scelte, atteggiamenti… discernimento, progettazione, visione strategica di Francesco. Il tutto conferisce alla sua figura coesione, unità, coerenza, e quindi credibilità e capacità di smuovere l’anima. La scorsa estate alla Biennale di Venezia mi sono imbattuto in una installazione artistica geniale. Per me una sorta di traduzione artistica di quanto sin qui detto. Due barche, come due mani aperte, dalle quali si dipartono migliaia di fili rossi. Agganciati al soffitto ritornano a fissarsi sulle barche formando dei tunnel che si possono percorrere. Su ogni filo è appesa una chiave. La vita dell’uomo è relazione ed è intreccio di relazioni. Il Vangelo ne è la chiave per comprenderne il mistero sino ad entrare nel cuore stesso di Dio pieno di misericordia. Sono del parere che il tempo giubilare deve smarcarsi dalla tentazione di ridursi ad un ‘consumo’ di riti liturgici e di pellegrinaggi, rendendoli sterili ed inconcludenti. Il passaggio delle porte, la celebrazione dei sacramenti, la preghiera andranno vissute come luoghi di annuncio della bellezza del vangelo, come itinerari di conversione, come occasione formidabile per esperimentare la gioia del perdono accordato da Dio. Forti poi del principio filosofico e pastorale che ‘la realtà è superiore all’idea’ (vedi EG), le offerte catechistiche e liturgiche andranno saldate con la concretezza, con la pratica della solidarietà, a iniziare dai più poveri. Ecco perché tanta insistenza sulle Opere di Misericordia corporale e spirituale. La Diocesi inviterà a coalizzarsi attorno ad alcune ‘opere segno’. Dalle indicazioni del Vescovo Giuseppe e della Caritas Diocesana si comprende come l’accoglienza dei profughi sia una priorità da perseguire, per la quale prepararsi, educarsi e organizzarsi. Finisco confidando la sensazione che una Chiesa dalle relazioni fraterne e misericordiose, più calde ed intense, e da una prontezza e generosità nell’accoglienza dei ‘forestieri’ sarà certamente profetica e missionaria. Mostrerà anch’essa un volto misericordioso e luminoso come quello del Figlio, insuperabile nell’amore. (A breve usciranno i primi strumenti per l’anno giubilare pensati dalla Diocesi. Altre indicazioni le troverete sull’imminente uscita on line di Collegamento Pastorale).

Articolo pubblicato su ‘Collegamento Pastorale’ (strumento di comunicazione della Diocesi di Concordia-Pordenone) di Ottobre 2015

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Gli adulti nel secondo annuncio

EnzoBiemmi

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervento di fr. Enzo Biemmi su ‘Gli adulti del secondo annuncio’ a Santa Cesarea Terme (Le) il 29 giugno 2015

per ascoltare l’audio cliccare su play

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Laici corresponsabili?

ressponsabilità

 

 

 

 

 

Sintesi conclusiva dell’incontro per Vice CPP svoltosi presso il CPS a Pordenone il 12.05.2015

Pordenone, 17 settembre 2015

Qui di seguito una veloce sintesi/rilettura degli interventi. In accordo con il vescovo riproporremo anche per l’anno pastorale 2015-2016 due serate per vice.

L’impressione complessiva che se ne ricava dal clima delle serate riservate ai Vice, dalla qualità dei contributi nei lavori di gruppo, e dalle motivazioni che si intuiscono è che nel gruppo dei Vice ci sia una buona sensibilità per i temi della corresponsabilità e della pastorale integrata. E’ un segnale incoraggiante di cui dover essere riconoscenti allo Spirito. Egli non abbandona lo sforzo di rinnovamento della pastorale e accende di passione i suoi figli.

  1. SENSIBILITA’ ALLA CORRESPONSABILITA’.

Ci siamo interrogati in merito alla percezione della corresponsabilità. Complessivamente dal panorama diocesano emergono situazioni differenziate. Si va da comunità spettatrici e ad impostazione clericale, dove uno o pochi ‘di fiducia’ prendono le decisioni (qui si registrano scarso coinvolgimento e laici trattati da ‘collaboratori’) ad altre dove vi è una conduzione che fa leva sulla corresponsabilità. Tra le une e le altre vi sono tutta una serie di situazioni intermedie. Tuttavia prevalentemente si pratica una pastorale che attiva delle collaborazioni, con un discreto dinamismo, ma timorosa o resistente a sperimentare una vera e propria corresponsabilità. Consola infine un dato trasversale. Preti ed operatori pastorali certamente, ed in parte le comunità parrocchiali, hanno chiara la meta. Ovvero il futuro, il volto delle nostre chiese, le prassi pastorali avranno come dimensione centrale la corresponsabilità. Altri segnali incoraggianti: è in crescita il numero dei parroci che ‘chiedono’; nei CPP fanno il loro ingresso dei giovani; esistono delle esperienze riuscite, soprattutto all’interno delle associazioni laicali, di sana autonomia ed intesa laicale; maturano dei CPP che possiedono una visione e una ‘cura’ complessiva della comunità.

  1. OSSERVAZIONI CRITICHE.

Individuare e analizzare limiti e ritardi rispetto alla una prospettiva di corresponsabilità ci permette di essere realistici e di impostare percorsi formativi ad hoc. Parlando dei parroci. Si evidenzia in non poche situazioni un clericalismo di vecchia maniera, un atteggiamento dove è scarsa se non inesistente la fiducia che un laico si attenderebbe. I laici si vedono riuniti per ricevere delle comunicazioni, per prendere atto di progetti già decisi, sentendosi trattati da ‘collaboratori’ senza una reale condivisione nella corresponsabilità. Parlando di laici. Si riscontra talvolta una corresponsabilità mal intesa, dove ognuno fa quel che vuole, con piglio individualista ed incuranti della relazione di comunione ed integrazione con il parroco e le altre realtà ecclesiali. Un arrangiarsi ed un protagonismo che scimmiottano in versione laicale il clericalismo dei preti. E’ piuttosto comune incontrare operatori pastorali decisamente non preparati e sprovvisti di ‘strumenti e competenze’ pastorali.

  1. PERCORSI E SCELTE.

Non mancano le proposte per avvicinarsi alla meta di una cultura della corresponsabilità. E’ qui che si legge maggiormente la passione per la pastorale e la coerenza con la propria vocazione battesimale.

Essenziale la formazione. Essa sarà teologica, pastorale, tecnica, ma anche spirituale. Servono competenze che vanno apprese, e capacità relazionale buona.

Il passaggio dalla collaborazione alla corresponsabilità domanda pazienza, un percorso di conversione lungo, dove il pastore apprenderà l’arte del valorizzare e del mettere in connessione, e dove l’operatore laico imparerà ad uscire dalla passività e a coinvolgersi. Vitale nel tragitto di cambio della prassi pastorale una relazione tra preti e laici segnata dalla stima e dalla fiducia.

Il servizio del CPP appare in questa visione determinante. Lo si vede come una ‘cabina di regia’ dove si analizzano le situazioni ecclesiali e del territorio con uno spirito di fede, si formulano delle strategie e delle proposte, lavorando dove è possibile per commissioni.

Alcune osservazioni e suggerimenti appaiono inediti o meritevoli di attenzione. Il CPP non assorbe tutta la corresponsabilità. Idealmente è un animatore della corresponsabilità dentro alla comunità e favorisce la medesima nell’UP. La corresponsabilità poi non va intesa per la sola conservazione dell’esistente, ma per una vera azione missionaria della chiesa, uscendo dalla ‘cerchia’. Si possono studiare ‘incarichi e servizi’ a tempo, e ridurre numericamente le attività.

  1. TRADUZIONI OPERATIVE PER I VICE.

Il profilo del vice appare ancora incerto. Si esprime il bisogno di chiarirne competenze e limiti. In ogni caso dalle riflessioni scambiate non si evince la richiesta di elaborare un Vademecum che ne precisi le mansioni in modo puntuale, quasi amministrativo. Piuttosto si chiede al Vice di prendersi cura della sua formazione pastorale e delle sue qualità comunicative-relazionali.

Brevemente, dai pareri ci si attende che il Vice possa condividere strettamente con il parroco la ‘cura’ della comunità, dialogando con lui nella franchezza e nell’amicizia, in spirito di unità e di comunione. Idealmente egli è uomo o donna di comunione e di pace, possiede una visione d’insieme della realtà parrocchiale, promuove a tutti i livelli la corresponsabilità, è accettato nel CPP e nella comunità come referente e coordinatore, legge con attenzione il territorio. Perciò abbisogna di prendersi del tempo per la sua formazione, apprendendo a coordinare, programmare e organizzare.

Per concludere. E’ incoraggiante notare come dal mini itinerario dei Vice appaia nitida l‘intenzione di avviarsi con convinzione verso una corresponsabilità vera. Essa è in fondo la traduzione pastorale e concreta della dignità battesimale dei laici messa in risalto dal Concilio Vaticano II. Il ‘fenomeno’ papa Francesco, che ci anticipa di alcune falcate su questi temi, risulta essere una spinta provvidenziale per la maturazione effettiva, sia pastorale che sociale, del laicato. ‘Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia’ (Nota pastorale CEI del 2004), da teoria e magistero autorevole, può così farsi storia.

Salutandovi e ringraziandovi per il vostro prezioso servizio, informiamo che si sta consolidando una ‘equipe diocesana per la promozione delle UP’. Essa è nel contempo interpellata per l’elaborazione dei prossimi appuntamenti dei Vice. Se qualcuno fosse interessato a parteciparvi scriva a don Fabrizio al seguente indirizzo: detonifabrizio@gmail.com

Buona lettura dei verbali e a presto!

Don Fabrizio De Toni – Vicario per la Pastorale

 

 

 

 

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Frammenti di bellezza!

PordenoneDomenica 13 settembre 2015 nel pomeriggio apriamo l’anno di pastorale diocesana. Lo facciamo nel contesto della città di Pordenone. Formula e contenuti saranno ‘non convenzionali’. L’apertura si propone come un’opera in due atti. Il primo in senso temporale si rivolge alla cittadinanza di Pordenone e a tutto il territorio della diocesi. I destinatari: giovani e adulti, famiglie… gli uomini e le donne delle nostre comunità e paesi che sono alla ricerca del bello e del senso del vivere. Percorsi d’arte e catechesi, incontri con artisti del mondo della pittura e della fotografia, ascolto guidato di musiche africane abbinato a splendide immagini delle periferie del continente nero… intendono essere una modalità per raccontare attraverso la bellezza e la cultura il volto di Dio. Se la verità non si sposa con la bellezza, si deteriora in una realtà arcigna, impositiva. Solo il fascino riesce a stupire, ad agganciare e stimolare i desideri del cuore umano, a salvarlo. E la verità del vangelo è il massimo di ciò che può attrarre. Ho goduto di recente alcuni ‘frammenti di bellezza’. Alla biennale di Venezia nel padiglione del Giappone una geniale installazione mostrava due barche da pescatore. Da esse partivano migliaia di fili rossi, che si fissavano sul soffitto, alle pareti e ritornavano sul pavimento così da formare un tunnel infuocato. Ad ogni filo era appesa una piccola chiave. Ve n’erano una quantità sterminata, proveniente da tutto il mondo ad indicare il mistero della comunione e il suo fascino. Una bambina che ha condiviso con i genitori e con me un viaggio d’arte in Toscana così sintetizzava la giornata dopo la visita alla Galleria dell’Accademia: ‘Mamma, mi sono piaciuti la vasca da bagno (dell’albergo), gli artisti di strada e l’uomo con il sasso…’. L’uomo con il sasso sarebbe il David di Michelangelo. Aveva colto perfettamente. Il centro di quell’opera parte dal sasso e ritorna al sasso. E’ la pietra nella mani di Davide il punto da cui si avvia il dinamismo che porterà alla libertà, all’uccisione di Golia, alla benedizione di Dio. Se volete, l’offerta che abbiamo ideato è un tentativo di tradurre concretamente l’esortazione di Papa Francesco ad uscire, a sperimentare nuove strade per l’evangelizzazione. I desideri del cuore vanno intercettati, stimolati, risvegliati dall’incanto di ciò che è buono, vero, gradito a Dio e… bello. L’uomo che lo sappia o meno porta con sé una strana ‘nostalgia’ di pienezza, di luce, di Dio. Il secondo atto è rivolto agli operatori pastorali e ai fedeli delle nostre parrocchie. Quindi si converrà in Seminario dove saranno allestiti stands (ottimi per combinare ‘affari pastorali’), laboratori e conferenze. Non mancherà una performance teatrale per i più piccoli e i loro genitori. Tenete d’occhio il sito diocesano http://www.pastoralepn.org dove troverete informazioni aggiuntive e dettagliate. Una cena frugale ci consentirà di riprendere le energie e di fraternizzare. Quindi concluderemo con la veglia presieduta dal vescovo e aperta dal gruppo teatrale ‘Gioia’ dei ragazzi della Nostra Famiglia di San Vito. Durante la celebrazione saranno consegnate in forma simbolica le icone del nuovo anno pastorale.

Articolo pubblicato su Il Popolo settimanale Diocesano di Concordia-Pordenone il 6.09.2015

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Misericordiando

Lo strano gerundio è una suggestiva sgrammaticatura uscita dalla fantasia di papa Francesco. In questo caso, come errore pensato ad arte, conferisce dinamicità all’azione dell’amore, indica un processo in atto, incoraggia un percorso in evoluzione. collegamento pastorale 08.05‘Misericordiando’ non è altro che un incrocio tra: la concentrazione del suo magistero sulla misericordia, la sua creatività e la volontà di rendere la misericordia il respiro della pastorale. La misericordia infatti è come la ragione fontale della pastorale. E’ ciò che le detta ritmo, slancio e forma, ovvero che la rende pastorale di una chiesa in uscita. Bello che tale neologismo abbia preceduto l’uscita della sua luminosa ‘Bolla di indizione del giubileo straordinario della misericordia’ che porta il titolo di ‘Misericordiae vultus’ (Il volto della misericordia). Gesù ci mostra il volto misericordioso del Padre. Egli si commuove, ha viscere di misericordia, freme di tenerezza. Egli porta in sé un ‘utero’, uno spazio materno e accogliente per ospitare i figli dell’uomo, ad iniziare dai piccoli, da coloro che sono trattati come ‘scarti’ o che sono tentati di sentirsi tali. Il Progetto Pastorale 2015-2016 sarà un anno di ‘sospensione’ per contemplare il mistero della misericordia. Ci daremo del tempo e dei modi per verificare il triennio pastorale completato. Ci interrogheremo su come abbiamo vissuto, celebrato, annunciato il primato di Dio e della sua bontà. Sarà occasione per riconoscere e mettere in rete le buone prassi pastorali, le vie nuove praticate e praticabili per narrare la dedizione e la passione di Dio per gli uomini. L’anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015. Verrà aperta la Porta Santa, la Porta della Misericordia. La porta aperta è un simbolo potente, una chiamata a muoverci per varcare o lasciar passare, una vocazione a pellegrinare, o se volete uno spunto per un altro gerundio: pellegrinando. I pellegrinaggi locali e romani che organizzeremo, gli eventi liturgici saranno veri nella misura in cui funzioneranno come una provocazione per passare da ‘deprimenti diagnosi (pastorali), ad incoraggianti rimedi; da funesti presagi a messaggi di fiducia’. Sto solo riprendendo e ritoccando le parole di Paolo VI a chiusura del Vaticano II, citate da Papa Francesco nella sua Bolla. “Se vogliono venire vengano, altrimenti vadano a farsi benedire! Ho io il coltello dalla parte del manico!” così si esprimeva un giovane operatore pastorale dopo aver fatto flop con una sua iniziativa per giovani genitori. Prima ancora che affermare la dottrina e la sua disciplina, cosa sacrosanta e che per altro va certamente fatta, a noi compete di uscire, di far toccare le mani calde e paterne di Dio, di annunciare il suo perdono e la sua consolazione che riscattano e appagano il cuore umano. Le opere di misericordia corporale e spirituale che saranno rivisitate e rilanciate non saranno altro che la traduzione pastorale e culturale della grande opera di misericordia di Dio: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Un pellegrinaggio, se volete, anche tutto interiore per abbandonare delle modalità egoistiche ed autocentrate, che corrompono le relazioni e creano ingiustizie e ‘s-puzza’ (altro efficace neologismo), per relazioni responsabili di condivisione e di misericordia che generano fraternità e gioia. La Porta dell’Anno Santo rinvia ad altre due porte da varcare: il Sinodo sulla Famiglia ad Ottobre ed il Convegno ecclesiale nazionale a Novembre di Firenze ‘In Gesù Cristo il nuovo umanesimo’. Arriviamo così ad un ultimo gerundio: umanizzando! Mons. Galantino, Segretario della CEI, afferma: “Non si va a Firenze per ‘rimestare’ tra gli studiosi” (sua intervista su Avvenire del 3 Maggio). Sarà certamente un evento per scavare nella bellezza del mistero dell’uomo, concepito per essere amato e per amare, ma ancor prima per trovare nuovi e accattivanti linguaggi per annunciarlo. Firenze è pensata come un cantiere per far circolare itinerari formativi, che consentano all’uomo di oggi di esperimentare la vocazione umana così come l’ha vissuta ed intesa Gesù. Un convenire per progettare con modalità sinodali (di strada fatta assieme) mediazioni culturali, vie nuove, percorsi educativi che incontrino i bisogni dell’uomo favorendo scelte di responsabilità, di giustizia e di misericordia. Uno spazio di grazia per far risuonare la Parola che mostra il fascino del vero senso della vita. Termino con un riferimento a ‘Golgonda’, un’opera famosa di Magritte che è riprodotta qui in prima pagina. Gli uomini in soprabito e bombetta sembrano cloni antipatici e assurdi. Sono dentro alla retina di Magritte che li ha fotografati lungo i marciapiedi. Ora gli occhi di Magritte, ancora ‘impressionati’ da ciò che ha visto, si alzano al cielo. Tutto è visto dal secondo o dal terzo piano in su. Ecco, potrebbero essere gli occhi di Dio e della sua Chiesa che guarda l’uomo collocandolo nell’orizzonte del cielo. Egli è modellato dalla misericordia, destinato a dialogare con essa. Gli ‘uomini’ di Magritte impareranno ad incontrarsi e non ad evitarsi, a vivere nella festa, a stendere mani accoglienti, ad incrociarsi negli sguardi… misericordiando.

Don Fabrizio De Toni
Vicario per la pastorale

(tratto da ‘Collegamento Pastorale’ supplemento de ‘il Popolo’ del 10.05.2015 – Diocesi Concordia-Pordenone)

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Una Chiesa ‘en salida’

Popoli‘Comunità che annuncia e testimonia’ è il titolo del Progetto Pastorale Diocesano (PPD) 2014-2015 della diocesi di Concordia-Pordenone guidata dal vescovo Mons. Giuseppe Pellegrini. E’ l’ultimo ‘atto’ di una trilogia iniziata con l’anno delle fede. Da una fede da vivere, siamo passati ad una fede da celebrare, per concentrarci su una fede da testimoniare. L’insistenza energica e gioiosa del magistero di Papa Francesco su una ‘Chiesa in uscita’, per noi si è rivelata come una sorta di onda propulsiva che ci spinge, ben oltre ciò che immaginavamo, nella medesima direzione delle nostre mete pastorali. Colgo alcuni elementi essenziali del PPD. L’icona biblica che ispira il testo è l’incontro di Gesù con la Samaritana. Mi ha impressionato un arazzo di arte etiopica ammirato a Bose. Tra i personaggi dai grandi occhi e dalla pelle scura emerge la donna samaritana. Essa sembra quasi abbracciare il pozzo, ‘sposarselo’ e portarselo via. Si è sentita accolta, amata e salvata dalla misericordia. Si individuano con chiarezza nel PPD due primati ed un imperativo. Un primato innanzitutto teologico. E’ il dare precedenza alla relazione stretta con il Signore Gesù. La Sua Parola ci racconta la bellezza della misericordia di Dio, ci riempire di una gioia che non è possibile trattenere. Sedersi alla tavola del Vangelo ci permette di assumerne i gusti, gli atteggiamenti, la sensibilità. Segue quindi un primato pastorale. Viene riaffermata la centralità della parrocchia. Comunità di evangelizzati e di evangelizzatori. La parrocchia è la modalità concreta con la quale si traduce capillarmente sul territorio la Chiesa. Pensata come famiglia di famiglie, va custodita gelosamente, fatta uscire da tentazioni autoreferenziali, e resa ‘estroversa’ (per dirla con Dianich). Pur venendo meno l’identificazione sociale e religiosa con il campanile, la parrocchia rimane di fatto la porta di accesso fondamentale alla fede. Assieme ai due primati si aggiunge nel PPD un imperativo. Ovvero: ‘uscire’. Strapparci i capelli per il calo numerico dei preti, avvitarci in analisi senza fine, lasciarci prendere dallo scoraggiamento ci farebbe affondare nelle sabbie mobili dell’accidia pastorale. E’ il tempo di collaborare con la fantasia ‘pacata e scapigliata’ dello Spirito di Gesù. Qualcuno ha paragonato l’insuccesso dell’impianto catechistico italiano alla pietra di Sisifo. Si è partiti con slancio e decisione, poi tutto è rotolato verso la valle della pastorale placida. Noi siamo convinti che, se per grazia, i primati e l’imperativo, di cui sopra, verranno presi sul serio, la pietra rotolerà in avanti. Essa possiede una forza centripeta, attraente. Rotola precedendoci. Segnaliamo, all’interno della sezione ‘Proposte concrete’, ‘Alfabeto della fede’. Un progetto che intendiamo promuovere su tutto il territorio diocesano. Ha l‘intento di coinvolgere i giovani genitori dei bambini delle primarie nel percorso dei figli. Sono necessarie alcune condizioni: un gruppo catechisti compatto insieme al suo parroco, una comunità intera che adotta l’iniziativa, un primo nucleo affiatato di genitori. La seconda è ‘Un attimo di pace’. Implementata nel periodo quaresimale, in sinergia con la diocesi di Padova, ed agganciata al tema dell’alimentazione precorrendo l’imminente apertura di Expo, si è rivelata una entusiasmante idea di evangelizzazione sul web. Quotidianamente venivano postate delle ‘pillole’ di saggezza (file audio) riferite al vangelo del giorno. Il tutto condito con degli ‘eventi in presenza’. La volontà è di raggiungere i ‘dormienti nella fede’ con linguaggi accattivanti. La Diocesi è in fase di riforma delle sue strutture. Con il documento ‘Comunione e annuncio nella corresponsabilità’ del gennaio dello scorso anno è determinata a rilanciare il ruolo delle Foranie e quello delle Unità Pastorali. Queste ultime le immaginiamo come alleanze di parrocchie, che si sostengono e sviluppano una pastorale di timbro missionario. In Atti degli Apostoli i credenti sono definiti ‘quelli della Via’. Prima ancora che in senso spirituale, in termini letterali. Le periferie interiori ed esteriori attendono.

Don Fabrizio De Toni
Vicario per la Pastorale
(Articolo pubblicato sul quotidiano ‘Avvenire’ del 26.04.2015)

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I tre cerchi concentrici

L’immagine dei tre cerchi mi richiama i giochi fatti da ragazzo quando lanciavamo i sassi nei canali. Proviamo a cogliere, evidentemente in senso pastorale, almeno tre linee circolari partendo dalla più esterna. Guardando al panorama ecclesiale nazionale ed universale incontriamo due eventi notevoli.

I TRE CERCHI CONCENTRICI

Il Sinodo generale sulla famiglia in ottobre e il V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze in novembre su ‘In Gesù Cristo il nuovo umanesimo’. Interessante il taglio che si è voluto con energia dare ad entrambi gli eventi. Prevalentemente saranno luoghi di discernimento pastorale con delle immediate ricadute operative. Evidentemente i contributi scientifici e le competenze degli esperti avranno un ruolo insostituibile, ma dentro alla logica del convenire e del confronto. Ecco la ragione di un questionario bis per il Sinodo e di uno sforzo di ‘ascolto’ delle diocesi per il Convegno fiorentino. E’ in atto oggi una destrutturazione della famiglia e ancor prima dell’idea di uomo. Nel mondo occidentale siamo immersi in un ‘brodo’ culturale di forte autoreferenzialità, quasi fossimo primitivi adoratori di noi stessi. Ci stiamo trasformando in una folla dalle relazioni liquide, tanto per parafrasare una suggestiva interpretazione della società di Bauman. L’intenzione è di ‘uscire’, evitando di difenderci su posizioni dottrinali affermate in modo assertivo ed irrigidito. Uscire per raccontare la bellezza del progetto uomo ad ‘immagine e somiglianza di Dio’. Aprirsi per proporre con convinzione e con gioia il progetto vocazionale della famiglia, mostrando misericordia e compassione per le storie interrotte e ferite. Su un fronte più locale, a casa nostra tanto per essere chiari, ci stiamo impegnando da almeno tre anni ad insistere, come da nostro recente documento ‘Comunione e annuncio nella corresponsabilità’, su missionarietà, pastorale integrata e Unità Pastorali, corresponsabilità. Evangelii Gaudium per certi versi scappa in avanti e ci sollecita a ‘riformattare’ la comprensione e le modalità della nostra pastorale ordinaria. Andranno superati immobilismo e ripetitività, che sfiancano e intristiscono, da una parte, e dall’altra evitata la tentazione di fughe solitarie e stravaganti, frutto più del prurito della novità che dello Spirito. Se una ‘lectio’ sulla realtà l’abbiamo sostanzialmente condivisa, come pure alcune conclusioni di massima, ora è il tempo dell’‘actio’, muovendoci con una certa scioltezza e creatività. La ‘dormitio’ non è prevista per nessuno. Ed infine arriviamo al cerchio interno, ovvero ai ‘sensi’ della pastorale. I nostri sensi o abilità/competenze nel fare chiesa appaiono talvolta o ridotti e rattrappiti, oppure sovraeccitati e bulimici. In ogni caso sembrano aver smarrito il Senso. E’ solo in Senso che può tonificare i sensi, guarirli e renderli pronti a tradurre il Senso con tutta la sua bellezza. Sarà il Senso, il Logos, il Figlio il sasso capace di disegnare, assieme ai nostri ‘lanci’ pastorali, l’arazzo del Vangelo sulla superficie della storia.

Don Fabrizio De Toni
Vicario per la pastorale

(tratto da ‘Collegamento Pastorale’ supplemento de ‘il Popolo’ del 08.02.2015 – Diocesi Concordia-Pordenone)

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Due passi sui luoghi di Gesù

copertina sussidio

Sussidio per la Quaresima 2015

LUOGHI
‘Due passi sui luoghi di Gesù’ è un titolo che appare suggestivo. Durante la Quaresima prossima, adottiamo il ‘cammino’ dei vangeli domenicali, entrando nei luoghi di Gesù: dal deserto alla terra, passando per il tempio. Sono luoghi biblici e rimandano all’anima dell’uomo e della comunità credente. Anche l’anima è una sorta di luogo interiore. Essi sono i luoghi dell’annuncio e, prima ancora, della ‘formazione’ del Signore Gesù: ‘Imparò l’obbedienza dalle cose che patì…’ (Eb 5,8). Intendiamo sostare nei luoghi del Figlio, per imparare da Lui. Qui sta il senso dello strumento, a cura della sezione pastorale, a disposizione sul sito www.pastoralepn.it.

LITURGIA

  1. Visto il successo riscosso dalla corona d’Avvento ‘in verticale’, per la quaresima entrante vengono proposte due soluzioni per l’addobbo floreale. Una più radicale ed in ogni caso rispondente alle norme liturgiche. Si tratta di spogliare la chiesa di qualsiasi ornamento vegetale. L’impatto sarà forte, ci si introdurrà grazie ad una ‘assenza’ nello spazio spirituale del deserto. Nel sussidio si suggerisce una composizione davanti all’altare, fatta di sassi e di piante grasse. Oppure una soluzione più leggera, utilizzando solo frasche e bacche facilmente reperibili.
  2. Si sta estendendo la buona prassi di coinvolgere i ragazzi nel canto liturgico. I catechisti, facendo una alleanza con il coro parrocchiale, attivano 30 minuti di canto in pianta stabile prima o subito dopo la catechesi. I ragazzi sono attratti naturalmente dal canto, ed entrerebbero da protagonisti, evitando di sonnecchiare, nella dinamica del canto liturgico assieme alla corale e all’assemblea.
  3. Si invita a prendere in considerazione, come da indicazioni contenute negli itinerari per i ragazzi, di tradurre quanto emerso nei centri di ascolto in famiglia in preghiera penitenziale, da leggersi all’atto penitenziale.
  4. Nel sito si trovano inoltre pubblicate delle offerte di Liturgia della Parola per i bambini (The little angels – I piccoli angeli). Esse coniugano l’ascolto delle esigenze dei ragazzi e delle loro famiglie, le indicazioni del magistero CEI e la creatività di un gruppo di parrocchie che si sono coalizzate per coordinarsi e coinvolgere altre comunità.

PROGETTI MISSIONARI
Ne sono stati scelti quattro. Essi andranno finanziati con la tradizionale scatolina ‘Un pane per amor di Dio’. Si ritiene che sia ecclesialmente bello e corretto associarsi, come chiesa diocesana, nell’esprimere il frutto della conversione e della solidarietà. Pur rispettando l’intraprendenza dei gruppi di solidarietà parrocchiali e la libertà nel gestire delle relazioni con le terre di missione ad gentes, è segno di comunione vera in alcuni passaggi topici, come la Quaresima, non disperdersi e fare sistema.

VEGLIE PENITENZIALI
Si troveranno alcuni schemi diversi per destinatari. Si esorta a non prenderli, facendo un semplice copia e incolla, ma a metterci del proprio, a personalizzarli e mediarli. Nel sussidio è stata inserita una proposta in occasione dell’iniziativa di Papa Francesco ’24 per il Signore’ da tenersi il 13-14 Marzo. La chiesa andrebbe tenuta aperta, meglio se ci si organizza a livello di UP, ottimo se si crea un appuntamento foraniale.

UN ATTIMO DI PACE
In parallelo al sussidio, circolerà in diocesi un’iniziativa di primo annuncio on line: pn.unattimodipace.it. E’ rivolta innanzitutto ai lontani, ma senza trascurare quanti desiderano ‘fare due passi’ dentro ad un ‘luogo’ (virtuale) di pace. Durerà per tutto il tempo quaresimale. E’ pensata in accordo con la diocesi di Padova e tiene sott’occhio in grande evento di Expo Milano 2015 tutto centrato sull’alimentazione.

Don Fabrizio De Toni
Vicario per la pastorale

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