La via d’uscita alle tentazioni

Audio Omelia 17.02.13

Domenica 17 febbraio 2013

Letture: Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10, 8-13; Lc 4,1-13

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

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Azione Cattolica che bello!

Al recente incontro triveneto delle Presidenze di Azione Cattolica del 24 Febbraio 2013 a Zelarino (Ve), davanti ad una delegazione della Presidenza Nazionale, i responsabili di AC hanno potuto puntualizzare lo status quo e confrontarsi sulle prospettive associative. Mentre ascoltavo le relazioni introduttive ho notato come una legittima lamentatio comune. Ovvero, esiste la percezione di una identità associativa minacciata dentro alle dinamiche quotidiane delle realtà ecclesiali. L’AC si sente come coinvolta  e travolta da urgenze, scadenze, piani pastorali, progetti e nel rischio effettivo di perdere il suo volto, la sua vocazione propria riducendosi a fonte di manovalanza sovraccarica di incombenze. In realtà, se da una parte questa sincera confessione mi provoca dispiacere e quasi un senso di colpa, dall’altra mi consola perché rivela una AC pienamente inserita nei ritmi della Chiesa, che soprattutto al Nord è tentata da uno sbilanciamento sull’operativo, sulla pastorale delle cose da fare a ritmi frenetici e concitati. Intendo dire che gli affanni dell’AC sono gli affanni delle comunità cristiane, almeno quelle più intraprendenti, e sono gli affanni del prete medio, il quale corre e rincorre gli eventi per conservare la tradizione che abbiamo ereditato dal passato e arrabattarsi con il nuovo che incalza. Una via di uscita intelligente, questa è stata l’osservazione dei più, può essere costituita dalle Unità Pastorali. Esse non sono un ulteriore fardello che arriva dall’inedito che si profila all’orizzonte, ma una risposta sapiente che consente di costruire una chiesa maggiormente fraterna, che predilige la formazione e la missione, distribuendo i carichi di responsabilità, senza lasciare il parroco di turno isolato e sotto pressione costante. Così mi sono permesso di segnalare che i documenti del magistero insistono sul ruolo dell’Azione Cattolica in questo scenario delle UP. All’AC si riservano dei paragrafi ad hoc.  Essa facendo suo il fine apostolico della Chiesa non si ritira di fronte al progetto delle UP. Sono del parere che potrà  portare un contributo essenziale essendo una associazione popolare e relazionale, e quindi consentire di evitare che le UP siano una operazione logistica ed ingegneristica. Con il suo inserimento attivo la rete interparrocchiale potrà svilupparsi come una forma di comunione, di intesa tra credenti, di chiesa sul territorio maggiormente aderente ai sogni conciliari. Che bello!

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La Parola si ‘compie’ per ciascuno di noi

Audio Omelia 27.01.13

Domenica 27 gennaio 2013

Letture: Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21

Dal vangelo secondo Luca
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

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Maria e Gesù: esempio di ‘sposi’ generosi

Audio Omelia 20.01.13

Domenica 20 gennaio 2013

Letture: Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-12

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

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Amarsi, lasciarsi amare, per imparare ad amare

Audio Omelia 13.01.13

Domenica 13 gennaio 2013

Letture: Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

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Incredible INDIA

‘Incredible India’ è lo slogan in versione inglese che riempie le finestre pubblicitarie delle Tv di mezzo mondo. Lo trovo dopo il viaggio da poco vissuto non solo accattivante, ma sincero e vero.

Avevo da tempo il desiderio di visitare questo paese lontano ed insolito. Una serie di circostanze me lo hanno permesso, non ultima il fatto che Gennaio/Marzo è la stagione ideale per evitare umidità e caldo insopportabili e monsoni travolgenti, e quindi mi ci sono buttato dentro con un gruppo di Parrocchiani. L’impatto visivo, fisico, uditivo, olfattivo è risultato violento e shoccante. Le impressioni soggettive che ne ho ricavato mi piace esprimerle e narrarle nero su bianco con tre aggettivi che commento qui di seguito.

L’India è polare, vale a dire che si intrecciano e si scontrano elementi opposti creando un ambiente fatto di sorprendenti contraddizioni. Gli odori delle spezie e gli aromi degli incensi si mescolano allo smog ed ai miasmi dei liquami creando un’aria mistica ed irrespirabile. Ricchezza di pochi e squallida ed esibita miseria dei più. Occhi di poveri che feriscono il cuore e matrimoni introdotti da vetture Rolls-Royce. I cervelli migliori del mondo nella ricerca informatica e frotte di bambini lasciati a se stessi. Lo splendore folgorante dei templi giainisti e il cumulo di immondizie che invade qualsiasi superficie. Preghiere e silenzi liturgici ad interrompere il rumore di città totalmente caotiche ed assordanti. Tutto risulta così pradossale, madornale, esorbitante, stridente ed… incredibile appunto.

Il secondo aggettivo è che l’India si presenta come popolo amichevole, mite e festoso. Anche questo dato evidentemente è quasi contraddetto dal suo contrario, dalla rivalità delle caste che ancor oggi permane, dalla conflittualità in alcune aree tra gruppi etnici e religiosi, dagli episodi di violenza. Eppure dopo l’ansia dei primi metri a piedi, sciolti e liberi, tra i carretti e le baracche dei commercianti e lungo le vie dove scorrono brulicanti quasi come immenso ed inestricabile termitaio risciò, poveri, ricchi, motorini, taxi/motocarro, macchine, moto, vacche e cani si percepisce che ci si può fidare e rilassare. I volti sono gentili, sorridenti. Ci si lascia fotografare anche senza sborsare rupie. I mendicanti insistono, talvolta afflitti dalla nostra maggiore resistenza, eppure alla fine qualcosa ci lasciano, ci salutano, si congedano e scompaiono con un sorriso. Possibile che tanta contraddizione non crei collera? Nel nostro veloce  attraversamento abbiamo colto piuttosto segnali differenti, di popolo entusiasta e fiero, speranzoso e creativo, incuriosito e aperto. Simpatico vederci scrutare le facce e sentirci salutati ed invitati in italiano.

L’ultima nota su questo paese così incredibile è che l’India è mistica. È una terra animata e sagomata da tradizioni religiose millenarie, venerande, piene di saggezza, dove simboli, miti, elaborazioni teologiche e filosofiche sono abbondanti e formidabili. Tradizione vissuta la loro, non solo roba turistico/folkloristica o merce buona per qualche museo nazionale. Commoventi allora e attraenti le liturgie dei giovani brahamani avvolti nei loro paramenti in riva al Gange a Benares, la visione delle loro abluzioni e purificazioni notturne e mattutine, le pire e i fuochi delle cremazioni, le concentrate espressioni di lode, di supplica e di meditazione dei fedeli, i loro occhi brucianti e velati durante la preghiera, il suono delle piccole campane nei santuari giainisti, le offerte alle divinità di incenso, petali, riso e frutta, il rispetto per il sacro, per i luoghi e gli uomini del sacro. La guida a più riprese sottolineava la fierezza degli adulti e degli anziani nel constatare che i giovani e i ragazzi si lasciano iniziare ai loro riti e credenze fors’anche con più intensità dei loro maestri.

Bella lezione per un prete cattolico talvolta spiritualmente un po’ stanco ed abituato. Consolante verificare da vicino come lo Spirito di Dio supera i confini certi della Chiesa, lavora libero e con fantasia da tempo da quelle parti. Almeno questo è credibile di quest’India incredibile.

(10.03.2010 – dal Bollettino delle Parrocchie della Val Meduna)

 

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