Alcune “note” tra Musica e Sinodo

“Musica”, uno dei capolavori di Henri Matisse realizzato nel 1910, è un dipinto ad olio di straordinarie dimensioni – 260×389 cm – e dall’impatto visivo altrettanto straordinario. Impossibile rimanere emotivamente e spiritualmente indifferenti!

L’opera, assieme alla più celebre “Danza”, venne commissionata da Sergej Scukin, un ricco mercante e collezionista d’arte russo, per la sua dimora in Mosca. La collocazione, seguita dallo stesso Matisse, fu prevista in un salone al secondo piano, interamente dedicato alla dimensione della passione. I suonatori del monumentale quadro “Musica” dovevano idealmente collegarsi e dialogare con “Danza” e i suoi interpreti. Ritmo e movimento, note e dinamismo coreografico, celebrano la gioia di vivere.

L’immagine faceva da sfondo suggestivo alla decina di concerti che Scukin dava ogni anno nella sua casa. La luce che entrava dai finestroni d’inverno, rinforzata dal riflesso della neve e del ghiaccio sulle strade, colpendo la tela incendiava di colore gli interni. Tutto appariva di fiammeggiante, caldo e avvolgente.

Osservando “Musica” si individua un gruppo di cinque uomini che compongono un ideale rigo musicale. Il primo rimanda alla chiave di violino, con la sua forma allungata, il secondo accovacciato aggiunge lo strumento a fiato accanto a quello a corda, suonando il doppio flauto. Gli altri tre, rannicchiati su posizioni distinte proseguono la partitura e sono ritratti con la bocca aperta, tipica di chi sta cantando. Tutto il gruppo volge lo sguardo ad un direttore d’orchestra, che rimane invisibile allo sguardo.

L’orchestrazione supera la monotonia della sola voce solista, domanda affiatamento e condivisione di una traccia, ed in ogni caso lascia libertà di interpretazione. L’invenzione pittorica e la studiata ambientazione di Matisse trova una naturale intesa con lo scenario ecclesiale, fatto anch’esso di dialogo e di movimento, di cammino e movimento, di inclusività e di fraternità.

Matisse, energicamente e istintualmente, gioca con i colori primari e per contrasti. Vuole di proposito la bidimensionalità, elimina perciò le prospettive, dando ancor maggiore risalto alla magia e alle vibrazioni delle cromie.

I musici si appoggiano sul tappeto verde della terra e della storia come fiamme di Pentecoste, intenti a narrare la bellezza di un battesimo di fuoco, il fascino del Mistero, la gratitudine dell’essere figli.

Le sagome di quattro di loro si collocano a metà sulla linea alta dell’orizzonte, tra un cielo cobalto, quasi fatato, e la terra erbosa ed elastica. Si intravvede una postura liturgica, di Alleanza, di abbraccio tra il Creatore e la creatura. In controluce la punta dell’anima intuisce la fantasia esplosiva dello Spirito nel motivo del flauto. Il cuore afferra le differenze e i carismi amati e distribuiti dallo Spirito nelle modulazioni delle voci. È proprio vero: “Del tuo Spirito Signore è piena la terra!”.

Musica di Henri Matisse, 1910, olio su tela, 260×389 cm

Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

 

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