Un popolo che lavora

Testo del video

Avviando la serata di preghiera dedicata alla tematica del lavoro, vogliamo effettuare un ampliamento di orizzonte. Ci aiuterà la video arte ad allargare gli spazi del cuore, ad abbracciare il campo vasto, complesso ed in evidente sofferenza dell’economia. Per l’occupazione, le imprese, le attività agricole, artigianali, industriali, per il terzo settore e il mondo dei servizi le incognite e le fragilità – spinte anche dalla pandemia – aumentano in modo esponenziale. Ad essere onesti ci consola sapere che vi sono pure attese e speranze, solidarietà dal basso e buona politica che generano accordi e visioni, progetti ambiziosi di riforma e l’attesa di un futuro equo e fraterno. Insomma effettuiamo simbolicamente una “colletta” liturgica, ovvero intendiamo raccogliere in un ideale cesto ciò che sta accadendo nel mondo del lavoro e consegnarlo nelle mani di Dio. La prima forma di lavoro per un credente è proprio la preghiera, essa ci consente di entrare in sinergia con l’azione dello Spirito. L’opera scelta, manufatto di arte contemporanea, è stata selezionata tra quelle esibite alla Biennale di Venezia del 2019. La mostra internazionale aveva come titolo “May you live in interesting times!” (Tu possa vivere in tempi interessanti!”). L’espressione adottata suona, a poca distanza di tempo, beffarda e profetica: “Tu possa vivere in tempi interessanti!” (“May you live in interesting times!”). Il curatore della Biennale, Ralf Rugoff, ha impostato una esposizione d’arte che evocasse la polarità, l’ambiguità, la complessità della vita, che si presta a più letture, talvolta contrapposte ed in conflitto tra loro. La caratteristica della polarità la si nota fin dal titolo. “May you live in interesting times” era considerata una maledizione paradossale, un anatèma della cultura cinese, in tempi di prova e di violenza. Una maledizione che sgorga dalle maledizioni. Diciamo, per inciso, che in realtà questa espressione è una fake, una menzogna storica: e già questo dà una sensazione di ambiguità. I politici inglesi, e questa è storia vera, la riprendono in chiave ottimistica durante il secondo conflitto bellico. Impattiamo ora con l’arte robotica, ispirata al lavoro tecnologico. La visione è destabilizzante, vuole essere una critica sociale, una protesta carica di suggestioni simboliche. Da una parte si presenta inquietante, dall’altra restituisce fiducia. Gli autori, Sun Yuan e Peng Yu, artisti visuali provenienti dalla Cina e stabilitisi in Europa, le hanno procurato il titolo di “I can’t help myself” (“Non posso aiutare me stesso”). L’installazione è costituita da un braccio meccanico, collegato ad un blocco rotante, sul quale è applicata una spatola flessibile. Compito? Asciugare una stanza dove un denso e vischioso liquido rosso cupo, richiamante il sangue, la lotta, la ferocia, ma anche la vita e la fecondità, inesorabilmente si allarga sul pavimento inclinato verso l’esterno. Sembra una creatura selvaggia, una intelligenza artificiale in espansione, collocata all’interno di una gabbia trasparente e protettiva.

Godiamoci il filmato. (…)

L’opera non è altro che un simbolo potente della post-modernità complessa e liquida, ossessiva nelle sue paure, liturgie sociali e aspirazioni. Rimanda ad un lavoro ripetitivo, privo di creatività e di immaginazione, sottratto alle mani dell’uomo. Una modalità lavorativa disumanizzante, meccanica ed inconcludente. Esprime con vigore tutti i sogni della rivoluzione robotica, industriale, sorprendenti e affascinanti eppure quasi ingovernabili, inarrestabili. Un incubo meccanico e minaccioso che ruba il lavoro, che impatta sull’ambiente in modo devastante. Tuttavia, improvvisamente la pala volteggia, sembra prendersi gioco di noi o danzare con movenze gentili e reverenziali, in un dialogo che duetta con l’umano ed invita a prendervi parte. Le immagini prese dal web non ci consentono di cogliere in bella mostra il pc e la consolle, a dirci che vi sono spazi di controllo, libertà di progettazione… giustizia e dignità. “I can’t help myself” traduce un richiamo alle sfide, agli scenari aperti ed inediti attorno alla questione del lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale. Avvertiamo l’appello a porvi mano, ad impegnare il discernimento con fede e competenza. L’opera invita alla riflessione, allo studio e alla preghiera. La sapienza del Vangelo è lampada per le valutazioni e le decisioni, per i passi dell’uomo. Essa narra i sogni di Dio sul presente e sul futuro.

Don Fabrizio                                                                                                            Assistente centrale Settore Adulti di AC e del Mlac                                          Sabato 1° maggio 2021                                                                                  Celebrazione serale durante l’Assemblea Nazionale Ac                          Mlac&Gioc

 

 

 

 

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