Francesco e Maria in Evangelii Gaudium

“Madonna del Magnificat” Sandro Botticelli

Galleria degli Uffizi – Firenze

 

 

 

 

 

 

 

Chiusura classica, mariana, ma non scontata quella di Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium. Maria entra a pieno titolo nell’azione riformatrice e nella conversione missionaria della chiesa tanto da essere definita ‘Madre dell’evangelizzazione’. Cinque brevi numeri dai quali emergono delle coordinate utili per la spiritualità laicale. Nel testo si lega insieme, con un procedere libero e pieno di calore senza schematismi razionali, la dimensione materna e quella credente di Maria. Evitando così di perdere da una parte una presenza di accompagnamento e di consolazione tipici della madre, e dall’altra di scadere in devozionalismi sdolcinati e per nulla evangelici. Rifacendosi alla passione di Giovanni, tutta tessuta di rimandi simbolici, viene richiamato che nell’: <<Ecco tua Madre!>> (cfr Gv 19,26-27) Gesù stesso affida al discepolo amato, ovvero alla chiesa amata la sua stessa madre. Contravvenendo ad un refrain della predicazione mariana, EG non parla in prima battuta di ‘Maria che ci conduce a Gesù’ o di ‘Madre che ci porta al Figlio’, verità peraltro cristallina, ma in termini più suggestivi di ‘Cristo che ci conduce a Maria’. Ce l’affida, ce la consegna allargando il cuore materno di Maria. Quindi EG la presenta come vera madre, di quelle che camminano accanto. <<Missionaria che si avvicina a noi… combatte con noi ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio>>. Poi prosegue valorizzando la pietà popolare mariana, come luogo di consolazione e di sano recupero delle energie per un cammino di fedeltà al vangelo. Direi che la parte più densa e consistente è dedicata a Maria come donna di fede, come discepola del Figlio. Mi piace richiamare la pagina provocatoria dei sinottici (vedi ad es. Lc 8,19-21) dove Maria in visita con il suo clan si sente rispondere da Gesù, in termini apparentemente irriguardosi: <<Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica>>. San Agostino argomentava in modo “scandaloso” che Maria è certamente più grande come discepola che come madre. Proprio perché obbediente (da ob audire), discepola dell’ascolto libero e operativo, ella diviene feconda, generativa, madre della Parola. Sotto questo profilo va considerata come <<modello ecclesiale per l’evangelizzazione>>. Ovvero discepola esemplare ed attraente. Per rinforzare la sua idealità evangelica, EG fa appello ad un celebre assioma dei padri della chiesa, il quale parafrasando risuona così: ciò che si intende di Maria può essere inteso della chiesa, e viceversa ciò che si intende della chiesa può essere inteso di Maria. Qui riporto in fila una galleria di espressioni di EG con un briciolo di libertà, i cui rimandi biblici sono facilmente intuibili. <<Maria si è lasciata condurre dallo Spirito attraverso un itinerario di fede… Conserva le cose meditandole nel suo cuore… Lodava Dio… E’ donna orante e lavoratrice a Nazaret… Non le sono mancate fasi di aridità, di nascondimento e di fatica vivendo nell’intimità con il mistero… E’ colei che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri>>. Discepola umanissima, colma di tenerezza, non esentata da incertezze e prove. Madre eppure sorella. Mi permetto, soffermandomi su un paio di questi passaggi, di sottolineare la sua serietà nel discernimento. Vocazionale anzitutto. E’ da togliersi dalla testa che giovane ragazza sia arrivata al suo “si” in modo automatico e superficiale. Ha indagato, si è interrogata ed ha interrogato il Signore, lottando con Colui che la chiamava, cercando di decifrare il progetto che le veniva proposto. Nella scena della natività la sorprendiamo meditativa. Si sforza di andare in profondità, di scrutare il senso di ciò che accadeva per coglierne la verità e la bellezza. Non un’oca giuliva in balia degli eventi, una adolescente ammalata di protagonismo e circuita da Dio. Piuttosto, intelligente, da intus-legere, desiderosa di scavare e di andare in profondità. Ed infine creatura grata, sulla cui bocca è fiorito il Magnificat, il canto della gratitudine condiviso con la chiesa primitiva. In lei non ci sono narcisismi e stati emotivi da fanatica. Il suo discernimento è lucido  e perciò prova gioia, legge le tracce evidenti dell’amore di Dio, gusta la tenerezza dell’Altissimo, nasce in lei come una sorpresa la gioia e non può fare a meno di liberare l’entusiasmo cantando e lodando. Non è raro che nei nostri circuiti associativi ed ecclesiali per timore di essere eccessivi, e figli di alcuni vecchi principi della serie <<chi si loda si imbroda>> o di un mal inteso <<quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato dite: “Siamo servi inutili”>> (Lc 17,10) si finisca con l’essere freddi ed ingrati, mortificando la gioia che domanda di uscire allo scoperto, perdendo una grossa occasione per contagiare e per evangelizzare. Maria è come un’operatrice pastorale o una/un laica/o che ‘prende l’iniziativa, non dorme; si coinvolge e coinvolge con libertà; accompagna in modo amorevole e generoso l’impresa missionaria della chiesa; fruttifica; festeggia’ (cfr. il titolo del n° 24 di EG). Orientamenti suggestivi per il cammino formativo credente, di quanti vogliono dentro agli ambienti relazionali, professionali, domestici, sociali raccontare e praticare il Vangelo, sentendosi incoraggiati dalla Madre.

Don Fabrizio

Articolo tratto dalla rivista “Segno” dell’Azione Cattolica Italiana

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