Commento breve a Lc 13,22-30
Gesù è ‘in cammino verso Gerusalemme’. Non ci sfugga l’annotazione, che ritorna ripetutamente nel vangelo di Luca. Il suo non è solo un viaggio geografico. E’ un percorso teologico, vocazionale. E’ chiamato ad attraversare la porta stretta della morte, del dono di sé. Eccolo allora uscire con una battuta spiazzante: ‘Sforzatevi di entrare per la porta stretta!’. Accidenti a Gesù! Tocchiamo con mano la radicalità del Vangelo e il suo fascino. La porta è aperta. Dio desidera che sia una porta inclusiva, che non chiude fuori nessuno. Egli stesso esce dalla porta per chiamare i suoi figli, per introdurli nella casa della misericordia e della festa. La porta è stretta perché studiata per i piccoli, per coloro che la vita ha ‘ridotto’, per i semplici, per i peccatori, per color che si fidano di Dio come i bambini, per i poveri e i solidali con i poveri. Quindi, non è proprio impossibile entrarci. Non ci accada piuttosto di stringere noi il varco, di ridurre la porta, o addirittura di chiuderla con la pastorale ripetitiva e stanca, con l’indifferenza, con la cultura dello scarto. La porta è quella della misericordia!