Croce, sorgente di consolazione

redipuglia

Audio Omelia 14.09.2014

Domenica 14 settembre 2014

Letture: Nm 21, 4b-9; Sal 77; Fil 2, 6-11; Gv 3, 13-17

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

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One thought to “Croce, sorgente di consolazione”

  1. Oggi la Chiesa celebra una festa di origini antichissime, nata a Gerusalemme, dove esistevano due basiliche costruite per opera di Costantino. “È davvero un grande mistero dell’amore di Dio per noi quello che contempliamo nella Croce su cui il Figlio unigenito donò tutto se stesso, per farci partecipi del Suo Amore e della Sua Gloria”. Così Paolo VI presentava la festa dell’Esaltazione della Croce. Ma la croce può essere solo «stoltezza» (1Cor 1,23), l’opposto di qualcosa che abbia un senso, perché non ha alcun senso da un punto di vista umano. Eppure appartiene a Dio per questo San Paolo la chiama «stoltezza di Dio» (1Cor 1,25) E’ così che la croce assume una pienezza di senso umano, perché in essa c’è tutto il senso divino. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv. 3,16): questo è il senso divino della croce. Solo l’amore senza misura costituisce la realtà più profonda del-la Croce. Questo segno non è del tutto scomparso nei profili dei nostri paesi: riposa ancora sulle tombe dei nostri cari ed è appeso ancora sulle pareti delle nostre case. Questo è davvero bello ma forse non basta a testimoniare la fede in Gesù. Il Signore ci chiama a seguirlo sulla via della croce “Chi non prende ogni giorno la sua croce e non mi segue non è degno di me” (Mt. 10, 38). Tutti portiamo una croce personale, rappresenta le nostre storie quotidiane di fatica e di dolore, ma ogni croce acquista significato solo se, come ha fatto Gesù, è portata con amore, diversamente diventa disperazione. La sofferenza che la vita riserva, anche quando da un punto di vista umano può sembrare incomprensibile e insopportabile, può, con l’aiuto del Signore e di chi ci sta accanto, diventare una storia di amore e di redenzione, una storia che si celebra nella ferialità dei giorni. E’ questo il modo come Dio ci ha amato, donando tutto se stesso. E’ questo il messaggio della festa che celebriamo: dobbiamo riacquistare il vero senso dell’amore che si esprime anche nella sofferenza e nel dolore. Oggi facciamo festa e siamo nella gioia, ripensando a quanto Dio ci ha amato attraverso il dolore del Figlio. Sostando insieme a Maria ai piedi di quella croce, in silenzio pensiamo a tutte le sofferenze che vivono tanti fratelli nel mondo, in questo tempo bagnato dal sangue di tanti martiri, attraversato da odio e da guerre; diventiamo partecipi del loro dolore come se ci appartenesse. Chiediamo a Lei che ci aiuti a cogliere le sofferenze di chi ci sta vicino e spendere la vita per i fratelli, con la certezza che è solo donandola con amore che la si riceve in abbondanza.

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