Situazione di fatto. La sequenza dei nostri pastori.
Dai tempi del povero mons. Sennen Corrà a proposito di Unità Pastorali (UP) e dintorni di acqua ne è passata sotto i ponti. Ricordo che la prima impostazione sulle UP riscuoteva un eloquente silenzio. Talvolta si sentiva un brusio diffuso in sala. Piovevano scuotimenti di testa e risolini di compassione. Sennen ebbe il merito tuttavia di parlarne, e in questo fu profeta (non proprio ascoltato). L’arrivo di mons. Ovidio Poletto ha visto un potenziamento della progettazione pastorale diocesana. Prima si procedeva con il buon senso, facendo leva sulle tradizioni pastorali delle singole comunità e mettendoci, dov’erano presenti delle risorse di creatività, un briciolo di innovazione. Mons. Ovidio ha incoraggiato un maggior coordinamento in Forania. Con lui si sono realizzate le prime forme di collaborazione in UP. Segnale nuovo fu il fatto che nessuno più tra i presbiteri considerava la scelta delle UP come una opzione bizzarra, un pallino dei vescovi del nord Italia, una manovra amministrativa priva di senso. Si conveniva che esse erano una modalità per superare un atavico individualismo e una risposta necessaria alla contrazione rapida del numero dei preti in servizio pastorale. Erano insomma una opportunità per plasmare un volto di Chiesa coerente con il sogno conciliare. Mons. Giuseppe Pellegrini ha dato e sta dando una accelerazione alla pastorale integrata, la sta portando ad essere obiettivo strutturale dei prossimi anni, coinvolgendo in modo ampio e articolato la base sul territorio, preti e laici, organismi diocesani e comunità parrocchiali. L’Instrumentum Laboris, riflessione voluta per un riassetto complessivo della Diocesi, si sta trasformando, snellito ed integrato, in documento vero e proprio. Tale documento uscirà a settimane nella sua versione definitiva. Instrumentum Laboris e documento finale vogliono essere strumento per disegnare una pastorale di rete, dove, senza procedere ad accorpamenti forzati, si creano delle sinergie tra le comunità. Ciò idealmente dovrebbe consentire alle singole parrocchie di essere custodite, di valorizzare la corresponsabilità laicale, di essere rese maggiormente vivaci e capaci di sviluppare una azione pastorale missionaria. I luoghi di tale sinergia ed integrazione saranno le Foranie e le UP. Le Foranie incrementeranno la loro attività formativa e saranno rese spazio per relazioni fraterne e di condivisione, ad iniziare dai sacerdoti. Le UP, di cui vogliamo occuparci prioritariamente, assumeranno consistenza e forza pastorale. Infatti diverse iniziative saranno spostate dall’ambito parrocchiale a quello delle UP, ed esse poi diverranno soggetto di una intraprendenza missionaria. Inoltre va notato che sul documento si è creato un sostanziale consenso, sia sulla sua visione di fondo, che sulle modalità tecnico/pastorali che fornisce. L’acquisizione cordiale degli orientamenti e delle indicazioni è un punto di partenza ottimale ed incoraggiante. In Diocesi ci sono delle esperienze in atto veramente interessanti. In ogni caso, l’impressione che se ne ricava, ascoltando il parere dei pastori e dei Vice Presidenti dei Consigli Pastorali, è che la pastorale integrata sia esperienza presente a macchia di leopardo, che lascia ancora scoperta gran parte del territorio, e limitata solo ad alcuni capitoli della pastorale. Rimane il fatto che la fase di ricezione e di reimpostazione della pastorale, per passare da un assenso della riflessione e della sensibilità, ad una pastorale realmente di tipo integrato e comunionale, domanda un tempo ‘disteso’ e una serie di conversioni di mentalità, di spiritualità, di progettualità, che vanno favorite e non lasciate alla germinazione spontanea.
(Gennaio 2014)