Domenica 13 ottobre 2013
Letture: 2 Re 5, 14-17; Sal 97; 2 Tm 2, 8-13; Lc 17, 11-19
Dal vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Gesù attraversa la Samaria, territorio notoriamente ostile e refrattario al Vangelo.
Sta percorrendo il suo viaggio, geografico e vocazionale insieme. Meta: Gerusalemme. E guarda un po’, non evita la Samaria, ma la incontra e la attraversa. Ciò che sembra prendere le distanze viene cercato e raggiunto. Dentro a questo territorio ‘periferico’ e ultimo viene intercettato da 10 lebbrosi, da 10 ultimi. Non sono solo malati, ma anche impuri, malati spiritualmente, intoccabili. Curiosa e commovente la strategia di Dio ostinatamente in cammino per raggiungere ciò che sembra lontano e perduto. E’ facile rievocare qui il celebre ‘bacio’ di Francesco al lebbroso e soprattutto la sua reazione emotiva. Ciò che gli era disgustoso e raccapricciante gli si trasformò in dolcezza, in diletto interiore. Aveva imparato i gusti di Dio. Sono convinto che in buona parte la trasformazione della nostra pastorale in azione autenticamente missionaria, e non solo di conservazione dell’esistente, potrà essere determinata da un apprendere i gusti di Dio, testardamente attirato da ciò che è lontano, apparentemente disinteressato alla salvezza, periferico.
I 10 vengono guariti e solo uno ritorna per ringraziare. La sua lode è pubblica, gridata, cantata. ‘Lodando Dio a gran voce!’. Gesù con una certa amarezza e con un intento educativo rimarca il fatto che solo uno su 10 è stato riconoscente. E gli altri? La gratitudine è un tema centrale e di assoluta importanza. Uno stuolo di adulti cattolici nei nostri ambienti parrocchiali sembra snobbarla. O perché la ritiene roba da bambini con il ciuccio o perché riguarda sempre gli altri, normalmente visti come ingrati. Essa dovrebbe essere maggiormente esercitata. Quando circola funziona come potente balsamo spirituale, rigenera, incoraggia, tonifica. Non manchi un appunto circa la pretesa della gratitudine. Non è ovviamente il caso di Gesù. Voglio dire che è legittimo e opportuno attendersi gratitudine quanto si è fatto qualcosa di buono. Tuttavia non si può pretendere gratitudine. Essa è amore e l’amore non può essere preteso da nessuno, sarebbe forzato e falso. Il tutto deve avvenire nella libertà. Ecco allora la domanda: ‘Dei 10 lebbrosi sanati che si muovono dentro di noi, quanti ritornano per rendere lode?’.
Qualche giorno fa ho partecipato alla presentazione del libro ‘IO VINCERO” di Daniel Coral. Daniel è un giovane di Prata di 24 anni, che da 6 anni sta combattendo contro un linfoma. Nel libro ha raccontato questa sua dolorosa esperienza.
Sono rimasta stupita e sbalordita nel constatare l’umiltà e la gratitudine dimostrate da questo giovane. Nonostante tutte le sofferenze patite e che continua a patire (era stato dimesso dall’ospedale proprio quella mattina ed è arrivato camminando sulle stampelle), ha ringraziato tutti: medici, infermiere, insegnanti (quando la malattia è iniziata andava ancora a scuola), il datore di lavoro e i colleghi di lavoro, famiglia, amici, fidanzata….
Ho riflettuto sul titolo del libro ‘IO VINCERO” ed ho capito che qualunque cosa accada nel prosieguo del suo cammino, Daniel sarà un vincitore. Il vincitore non è colui che vive più a lungo degli altri, ma colui che avrà saputo mantenere la fede. Daniel la fede ce l’ha, e l’ha dimostrato con una toccante testimonianza proprio la sera della presentazione del suo libro. Alla domanda:”Che importanza ha per te la fede?” Rispose:”La fede è molto importante perché mi ha dato la forza di superare tutto”. Poi guardando verso il pubblico che gremiva la sala riprese dicendo:”Non aspettate di trovare la fede quando vi ammalate, perché non sapete più a cosa aggrapparvi. Trovatela prima…Trovatela prima…”
Grazie Daniel per la tua preziosa testimonianza e per la lezione di vita che ci hai donato. Grazie per aver voluto condividere con noi la tua esperienza. Grazie a te quella sera siamo usciti tutti dalla sala un po’ più ricchi di umanità di quando eravamo entrati. Grazie per essere così come sei.
Ringrazio Dio che ti ha creato e i tuoi genitori che ti hanno cresciuto.
Con tutto il cuore, i migliori auguri di ogni bene. Un abbraccio.