L’odore delle pecore

 

Sento il piacere di condividere due mie valutazioni sul prete come pastore che, come afferma con naturalezza e fermezza l’attuale pastore Francesco, dovrebbe portare su di sé, sulla pelle e i vestiti della propria anima l’odore delle pecore. Sono convinto che nel clima culturale di oggi, presente nei prati delle parrocchie ‘medie’, il pastore è chiamato ancor più di un tempo ad essere abile nelle relazioni. Con questo non intendo dire ruffiano, gentile, carino, accattivante, scaltro e sveglio. Sarebbe solo un primo step, riduttivo ed insufficiente. Se il parroco si mettesse in testa di apparire a tutti i costi premuroso e gradito finirebbe col diventare la caricatura di se stesso e, prima o poi, farebbe i conti con la realtà che non risparmia a nessuno le sue durezze e… scoppierebbe. Per prete relazionale, abile e capace nelle relazioni penso ad accogliente, empatico, evangelicamente interessato, capace di ascoltare e di mettersi a servizio. La competenza cordiale e vera nelle relazioni è assolutamente centrale e necessaria. Prova ne è che quanti hanno delle fatiche e freddezze relazionali compromettono l’esito della loro pastorale, si incasinano e incasinano il prossimo. Inoltre un pastore che non si limita a proteggere il gregge, ma lo alimenta e lo incrementa in qualità, e perché no in numero, è uno che non temerei di definire ‘talent scout’, ovvero scopritore di talenti (spirituali). E quindi un uomo che ha fiuto per i talenti seminati con abbondanza dallo Spirito, un collaboratore stretto dello Spirito. Una volta scovati li dissotterra, li spinge a connettersi con gli altri, a trasformarsi in ricchezza da condividere. Che disgrazia incontrare un pastore che ambisce ad una eccessiva autonomia, che si arrangia da sé e si fa pure vanto di questo. E che gioia quei pastori che stanno tra le pecore, tra i loro odori, non lasciandosi scappare nulla di ciò che è buono, di ciò che possiedono perché circoli come latte fresco e patrimonio di tutto il gregge e di ogni altro gregge.

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One thought to “L’odore delle pecore”

  1. Caro Papa Francesco,

    dalla fine del mondo sei arrivato,
    e in pochi minuti ci hai conquistato.

    Il tuo sorriso benevolo e accogliente,
    dona pace e gioia a tutta la gente.

    Ti esprimi con grande semplicità,
    ma dici sempre parole di Verità.

    I tuoi gesti, genuini e affettuosi,
    donano conforto a tutti i bisognosi.

    L’odore delle pecore ti porti appresso,
    e sproni tutti i pastori a fare lo stesso.

    Ringrazio il Signore di averti creato,
    e al mondo intero di averti donato.

    Prego Iddio che ti conservi a lungo in mezzo a noi,
    che ci sentiamo tutti un po’ figli tuoi.

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