One thought to “Vivere la sponsalità nella separazione”

  1. Innanzitutto voglio ringraziare il Sig. Emanuele Scotti e Don Fabrizio per avermi dato la possibilità di ascoltare questa testimonianza davvero profonda, toccante e commovente.

    Quando una coppia con figli si separa, il primo pensiero, giustamente, va ai figli, che sono l’anello più debole e fragile della famiglia. Si pensa come vivranno quell’evento, di come sarà stravolta la loro vita, ci si preoccupa per le conseguenze che tutto questo avrà sulla loro crescita, sulla loro maturazione. In realtà, io ho avuto modo di conoscere dei figli, ormai adulti, di coppie separate ed ho potuto constatare, che sono più maturi e più responsabili di tanti loro coetanei cresciuti in famiglie unite. Hanno fiducia nella vita e sono attaccati al valore della famiglia. Con questo non voglio dire che la separazione sia un bene, sia chiaro, però questa esperienza mi ha fatto riflettere. Ho capito che non basta essere una coppia unita per essere dei buoni genitori, e non è vero che tutti i genitori separati siano dei cattivi genitori.
    Inoltre penso ci siano molti altri fattori che concorrono nella crescita più o meno equilibrata di un bambino. Fattori che coinvolgono tutti gli ambiti che il bambino frequenta: scuola, parrocchia, nonni, zii, amicizie, ecc.
    Penso anche che il fatto di dover affrontare degli ostacoli, non sia sempre negativo, ma possa essere uno stimolo per rafforzare la volontà a non lasciarsi abbattere dagli eventi negativi della vita. Le vie del Signore sono infinite e misteriose.
    Crescere e maturare non è una cosa automatica, costa fatica, in qualunque famiglia si cresca. Il figlio per diventare adulto, per superare la fase dell’adolescenza, deve impegnarsi, deve metterci la propria buona volontà. Se trova sempre la strada spianata, non crescerà mai. Non è raro trovare delle persone di 30-40 e anche 50 anni con una mentalità ancora da adolescente, anche se cresciuti in una famiglia ‘normale’.

    Molti genitori, più o meno miei coetanei, spaventati e sfiduciati nel vedere con quanta leggerezza e superficialità molte giovani coppie si separano, pensano che l’unica soluzione al problema sia la convivenza. Io non penso che questa sia una soluzione valida, perché contribuisce ulteriormente a deresponsabilizzare anziché responsabilizzare. Io credo che la soluzione più giusta, sia una capillare opera di sensibilizzazione e responsabilizzazione, sia a livello comunale (per i matrimoni civili), sia a livello parrocchiale (per i matrimoni religiosi), delle giovani coppie, sia prima che dopo il matrimonio.
    Purtroppo si va diffondendo sempre più l’idea che separarsi sia un’operazione facile e indolore. Una specie di gioco delle coppie. Per contrastare questa mentalità emergente penso siano molto utili testimonianze come quella del Sig. Scotti, ma penso che sarebbero altrettanto utili anche testimonianze di figli di separati (adulti s’intende). Nessuno meglio di loro, che hanno vissuto quell’esperienza dall’interno, potrebbero spiegare gli effetti e le conseguenze sui figli, di una tale decisione.
    Io penso che solo condividendo e facendo tesoro delle esperienze vissute, sia positive che negative, possiamo sperare di riuscire a costruire un mondo migliore, più responsabile, più vivibile, per le generazioni future.

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