Ricordo che quand’ero prete da pochissimo andammo con un gruppetto, tra cui c’era un secondo confratello, a vederci ‘L’ultima tentazione di Cristo’ di Martin Scorsese al cinema Verdi di Pordenone. La pellicola era ispirata ad un romanzo omonimo di uno scrittore greco. Fu una delusione amara. Provai un disagio misto a stizza nell’ascoltare gli sghignazzi della platea mentre il film indugiava su simboli grotteschi e pacchiani, e sulle immancabili scene erotiche della Maddalena che ‘si faceva Gesù’ dentro ad una specie di chalet austriaco immerso in un campo fiorito. Ciò che mi ha disturbato di più fu l’ermeneutica dell’ultima tentazione. Giustamente veniva collocata sulla croce. Era la croce, ma in chiave sessuale. Che tristezza! Non dico questo con animo da finto casto e puritano. La vicenda di Gesù veniva interpretata con una banalità e demenzialità olimpioniche. Sulla croce Gesù ha sofferto certamente la tentazione dell’uomo, dell’Adam, di Israele, della Chiesa, dell’umanità di ieri, di oggi e di sempre. La tentazione di usare la violenza, di ridurre il tutto ad esercizio di forza politica, di prendere la via breve della magia. Di saltare, in altre parole, la regola, il metodo e la sostanza dell’amore. Gesù ha superato la prova scegliendo la fedeltà e il dono di sé. Approccio strampalato quello dello Scorsese che ha obbedito alle sue fantasie più che alla storia e alla teologia. Altri, non solo il suo, vanno ad allungare la lista degli approcci improbabili alla tentazione, degli atteggiamenti non costruttivi per affrontarla. Esiste un approccio allegro ed ingenuo, eccessivamente smaliziato della serie: ‘Tanto lo fanno tutti!’. Ci permettiamo di vedere, di frequentare, di fare tutto pensando da superficiali che saremo esenti da contraccolpi. Oppure di converso, talvolta spunta un approccio angosciato e terrorizzato in chi trasforma le cose in tentazione e la tentazione in peccato. Esiste infine un approccio intelligente, di quanti riescono a trasformare la tentazione in una feconda Quaresima. Qui l’ora della prova diviene l’ora di Dio. La crisi vista così è provvidenziale, salutare perché costringe a prendersi in mano, a metterci di fronte a Dio, a piegare le ginocchia davanti a Lui, ad arrivare a delle decisioni con libertà, a crescere, a centrare la nostra verità e vocazione… da non confondere con i due minuti di eccitazione partoriti da una creatività contorta e sbracata. Il pericolo non sta nell’ultima tentazione, ma nel perdere l’appuntamento con la tentazione o peggio ancora quand’essa è l’ultima opportunità mancata. Lì Dio ci fa visita e si compie il nostro mistero.
2 thoughts to “The last temptation”
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Il mondo in cui viviamo, la nostra società, adorano il Dio piacere. Senza rendercene conto, in quell’altare, in nome di quel Dio, si sacrificano le cose più care e più sacre: gli affetti, la famiglia, la nostra vita stessa. Ci perdiamo dietro a dei miraggi di libertà, in cerca di felicità. Una felicità che il Dio piacere non potrà mai darci. Qual’è allora la vera libertà, quella che ci rende veramente felici?
La risposta a questa domanda ce l’ha data Gesù. Lui ci ha insegnato che la parola libertà deve coniugarsi necessariamente con la parola dono, se vogliamo che produca felicità.
Il mondo ci insegna che libertà vuol dire fare quello che si vuole e andare dove si vuole, senza impegni e legami di sorta. Gesù, al contrario, è morto sulla croce per mantenere fede a un impegno!
Ma anche durante la sua vita ci ha dato molte dimostrazioni del concetto di libertà. Per esempio quando ha lavato i piedi agli Apostoli. Ci ha fatto capire che solo nel dono di sé in un rapporto di relazione, e nel servizio donato con il cuore, con la consapevolezza che tutto quello che facciamo al nostro prossimo è come se lo facessimo a Lui, che troviamo la vera felicità. La felicità che ci fa sentire Suoi Figli, costruttori del Suo Regno.
Io ho avuto il privilegio di poter accudire personalmente mio padre, ed ora anche mia madre, aiutata da mio marito e dai miei figli. Prego Iddio tutti i giorni perché mi dia la forza e la salute necessari per portare a compimento questo impegno. Per nulla al mondo rinuncerei a questa opportunità. Sì, opportunità, perché le occasioni di fare del bene sono preziose opportunità per entrare in comunione con Dio e assaporare un pizzico della felicità che ci aspetta nella vita eterna.
Ricordo anch’io il film di Scorsese e la noia provata nel vederlo, quand’era appena uscito. Un’idea di Cristo inutile, che non aggiungeva nulla; una incomprensione totale delle più elementari basi della fede e la pretesa di interpretarla in maniera più autentica della Chiesa stessa.
Posizione abbastanza comune in tanti che criticano la Chiesa e la fede senza conoscerla, come certi noti matematici che parlano di Bibbia senza averne competenza e criticano la Chiesa come se insegnasse ancora che il Sole gira intorno alla Terra.
Ma questo è colpa anche di tanti cristiani: una fede disinformata, un bricolage teologico che critici altrettanto disinformati scambiano per l’insegnamento della Chiesa. Abbiamo bisogno di una fede più informata, capace di dare ragione di sé al mondo moderno.